Fare impresa in Italia è sempre più complesso, costoso, richiede tempo e, spesso, si depongono le armi ancor prima di cominciare. Se nel bel paese le startup faticano a stabilizzarsi e ad affermarsi c’è un luogo in cui, invece, l’imprenditoria non soffre ma, al contrario, sembra decollare e prosperare. Sto parlando del Regno Unito: una meta che sempre più italiani (il 44% in più dal 2009 al 2013) scelgono per concretizzare il loro sogno nel cassetto. E la cosa strepitosa è che, in UK, queste attività sembrano prosperare davvero!
Qui di seguito ho raccolto[su_highlight background=”#d5dbfe”]alcune testimonianze di imprenditori italiani che hanno avviato con successo il loro business nel Regno Unito;[/su_highlight]spiegano come hanno fatto, perché l’hanno fatto e come procede la loro attività: sei pronto a prendere appunti?
Stefano Potorti: Sagitter One
E’ il Managing Director di Sagitter One, una società di consulenza nel settore della ristorazione che supporta nuovi business nel settore hospitality. Stefano, calabrese, ha studiato economia e poi marketing internazionale a Pisa; nel 2003 si è trasferito a Londra, dove ha lavorato come Managing Director per la catena di ristoranti italiani Obika Mozzarella Bar, prima di mettersi in proprio con la Sagitter One.
In una intervista Stefano ha dichiarato «Ho lasciato l’Italia nel 2003 perché l’ambiente lavorativo italiano, con tutta la sua burocrazia, iniziava ad andarmi stretto. Ho scelto di trasferirmi a Londra per il suo carattere di città internazionale. Sono partito con la certezza che avrei trovato la mia dimensione in una città unica al mondo. E così è stato. Arrivato qui mi sentivo come un bambino al Luna Park. Ho respirato da subito l’aria internazionale ed ho avuto la certezza che quella fosse la città giusta per me». Insomma,[su_highlight background=”#d5dbfe”]uno degli aspetti che lo ha spinto a trasferirsi è stata la semplificazione burocratica[/su_highlight]che, addirittura, gli ha permesso di sbrigare le pratiche per il cambio di residenza in soli 10 minuti!
Giovanni Mangini: G&G
Classe 1984, imprenditore e fondatore, assieme a Glenda Tatangelo, di G&G, una startup nel settore immobiliare. Giovanni, in una recente intervista, ha dichiarato «In UK per aprire la società ci vogliono 2 ore, £ 15 e una connessione ad internet. Non ci sono costi di notaio e tutto viene spiegato con un semplice tutorial online: si va sul sito Companies Houses e si registra la società, si sceglie il nome, il numero di soci, il capitale sociale e la struttura gerarchica. In Italia il procedimento burocratico è molto lento ed i costi molto più elevati, circa 5.000 €… per non parlare del tempo speso dietro alla compilazione di pile di documenti che nessuno leggerà mai».
E, ancora, «Gli elevati costi di avviamento uccidono le idee dei più coraggiosi che spesso volano a Londra dove i rischi iniziali sono ridotti.[su_highlight background=”#d5dbfe”]L’incertezza è purtroppo peggiore di un salario basso, demotiva lo spirito e non stimola gli investimenti sia personali che economici».[/su_highlight]
Raffaele Castello e Alberto Rossi: Gooder Ltd
Raffaele e Alberto sono due italiani che hanno deciso di puntare tutto sul Regno Unito aprendo la loro [su_highlight background=”#d5dbfe”]agenzia di noleggio di taxi privati che utilizza solo auto elettriche.[/su_highlight] Ma cosa li ha spinti oltre manica? In un’intervista hanno dichiarato «Il percorso per la creazione di una ditta qui in UK è molto semplice: si può fare tutto completamente online in un solo giorno e con una spesa molto bassa. In pochi mesi abbiamo ottenuto le nostre patenti di guida specifiche per i taxi privati e realizzato il sito web».
Pierluigi Negro: Salento Green Life
E’ proprietario e gestore di un locale nel cuore di Londra frequentato da appassionati del cibo “Made in Puglia”. In una intervista, Pierluigi ha affermato «Per quelli come me che si sono messi in testa di crearsi un futuro, restare in Italia era impossibile! Aprire un’attività in Puglia era scoraggiante dal punto di vista economico, complicato e rischioso per la gestione fiscale e contributiva».
Vincenzo Rusciano: Heavenote.com
Vincenzo è il CEO di Heavenote.com, un sito che serve a gestire “l’eredità digitale” di un individuo e a lasciare messaggi da inviare dopo la morte (un topic a cui anche Facebook e Google iniziano a interessarsi). Recentemente ha affermato «La cosa più bella è che senti di essere al centro del mondo: qua c’è tutto! E poi la mentalità! In Italia c’è paura di sbagliare, ci sono molti pregiudizi. Invece qui a contare sono i fatti, quello che realmente uno sa e vuole fare, non il passaporto o la lingua. Se hai voglia di costruire qualcosa, trovi i contatti giusti e le possibilità per iniziare. Gli investimenti in startup (non tutte, ma tante) possono essere detratti al 50% dalle tasse, ci sono tanti eventi di networking gratuiti, tanti seminari, corsi di tutti i tipi».
Perché fare impresa in Inghilterra?
Dalle testimonianze raccolte, appare chiaro come[su_highlight background=”#d5dbfe”]la prima e più importante motivazione che porta a trasferirsi in UK sia la semplificazione burocratica;[/su_highlight]poi, ovviamente, ci sono gli sgravi fiscali e i programmi pubblici di supporto agli investitori. Non dimentichiamoci, infine, la fitta rete di eventi che permettere ai giovani imprenditori di inserirsi pienamente nell’ecosistema del mercato inglese.
Primo fra tutti la London Tech week; poi ci sono le innumerevoli iniziative promosse dalla Tech City e dagli altri hub tecnologici presenti sul territorio; l’UnBound Digital (rivolto a coloro che operano nel digitale) e i Talented Young Italians Awards, evento organizzato in collaborazione con l’Ambasciata Italiana che premia giovani italiani under 40 per essersi distinti nella loro professione e per aver mantenuto rapporti di collaborazione con l’Italia.
Recap: fare impresa in UK
- Non è necessaria la partita IVA;
- Si deve solo dichiarare l’inizio dell’attività: per farlo basta recarsi presso gli uffici dell’HM Revenue & Customs o compilare i documenti online;
- Non occorre dichiarare IVA fino a £ 77.000 di reddito. Se si superano i £ 77.000 di entrate annue, si può dichiarare l’IVA a fine anno oppure pagare il 10 % direttamente sul reddito;
- Non occorre fare dichiarazioni dei redditi trimestrali se non ci sono dipendenti;
- Non serve il notaio: tutte le operazioni (far entrare un nuovo socio, rinominare la società ecc…) possono essere fatte online per la modica cifra di £ 40;
- Non ci sono tasse fino a 21 mesi dall’inizio dell’attività. Nove mesi dopo il primo anno contabile basterà recarsi negli uffici dell’HMRC per fare tutti i conti;
- La contabilità è molto più semplice!