Il mestiere dell’interprete è certamente fra le prima opzioni che vengono in mente a chi desideri lavorare sfruttando la conoscenza delle lingue. Per quanto la professione sia sicuramente affascinante e ricca di stimoli, la strada per arrivarci non è delle più facili: se vuoi sapere come diventare interprete e coronare questo sogno devi metterci impegno e dedizione. Il percorso di studi per diventare interprete ti incuriosisce? Non ti resta che continuare a leggere!
Leggi e scopri come diventare interprete
Detto ciò… Da dove partiamo?
Prima di tutto, chiariamo una cosa: non esiste UNA forma di interpretariato.
Una buona base per indirizzarsi sul giusto percorso di studi per diventare interprete sta anche nel capire che tipo di professionista vogliamo diventare.
Per semplicità, possiamo dividere l’interpretariato in due grandi aree: l’interpretariato di trattativa e l’interpretariato di conferenza.
Il primo tipo, forse meno conosciuto, vede il professionista impegnato nelle trattative commerciali fra rappresentanti di aziende di paesi diversi. Se i rappresentanti sono divisi da una barriera linguistica, il supporto di un interprete che conosca entrambe le loro lingue sarà fondamentale.
Molto importante: bisogna tenere a mente che la sola conoscenza linguistica non basta per diventare interprete.
Un buon interprete di trattativa dovrà essere ben preparato in entrambe le lingue coinvolte, sul prodotto o servizio discusso, sulla terminologia commerciale e le differenze esistenti nei due paesi in tema di dogana, termini e condizioni di vendita, unità di misura usate etc.
Un ottimo consiglio che l’interprete di trattativa dovrebbe tenere a mente è quello di portare sempre con sé carta e penna: quando i rappresentanti commerciali iniziano a elencare cifre e nomi, contare solo sulla memoria rischia di essere un’ardua impresa. Annotare tali informazioni su carta consentirà di poter recuperare questi dati con facilità e minimizzerà il rischio di confondersi!
Il secondo tipo è quello dei più “famosi” interpreti che vediamo lavorare in cabina durante, per esempio, le riunioni del Parlamento Europeo, intenti a tradurre in un microfono auricolare quanto stia dicendo il parlamentare che ha la parola in quel momento.
L’attività svolta da questi professionisti si chiama “interpretazione simultanea” (dato che avviene simultaneamente al discorso pronunciato dall’oratore), e fa parte delle abilità che un interprete di conferenza dovrà necessariamente aver maturato durante gli studi.
Un interprete di conferenza non lavorerà, comunque, necessariamente solo in cabina: spesso, nelle conferenze di oratori stranieri, l’interprete siede accanto al relatore, prende appunti su quanto dice e attende che lui o lei faccia una pausa (concordata di modo da non appesantire troppo il ritmo del discorso e della traduzione) per poterli rileggere traducendoli. Questa è invece la cosiddetta “interpretazione consecutiva”.
Anche qui, vale il consiglio di essere sempre aggiornati sull’argomento e/o sul relatore che si andrà a interpretare, in modo da non farsi cogliere impreparati creando imbarazzanti pause e affanni durante l’interpretazione.
A differenza degli interpreti di trattativa, un ulteriore consiglio caro agli interpreti di conferenza è quello di tenersi sempre in allenamento, esercitando le abilità sia della simultanea che della consecutiva. Si sarà intuito che queste sono pratiche molto impegnative per il cervello, ma, se è vero che practice makes perfect, essere costantemente allenati renderà tutto molto più semplice.
Il percorso di studi per diventare interprete
Adesso che abbiamo fatto un po’ di chiarezza: come si fa, però, ad arrivare a questo punto? In cosa consiste il percorso di studi per diventare interprete?
Inutile dire che la base di partenza è il percorso di studi: se per entrambi i tipi di interpretazione è imprescindibile una laurea triennale in Mediazione Linguistica e Interculturale, chi è interessato all’interpretariato di trattativa potrà fermarsi qui, ma chi si è innamorato dell’interpretariato di conferenza dovrà necessariamente specializzarsi con una laurea magistrale o un master apposito.
La forma mentis da interpreti viene già fornita durante la triennale, così come le tecniche fondamentali per destreggiarsi in situazioni in cui è richiesto mettere in comunicazione due o più persone che non parlano la stessa lingua. I metodi per, letteralmente, plasmare il cervello affinché sia pronto ad affrontare una simultanea o una consecutiva di successo, però, possono essere appresi solo con un focus ad hoc, da qui la necessità di proseguire con uno specifico percorso di studi per diventare interprete.
I consigli menzionati in precedenza valgono, in realtà, già a partire dal periodo universitario. Leggere tanto, in più di una lingua, su qualsiasi argomento, tenersi informati ed essere desiderosi di imparare il più possibile e, soprattutto, fare tanta pratica: tutti aspetti fondamentali per chi vuole sapere come diventare inteprete!
Ogni studente di interpretazione aggiungerà un’altra cosa: fate dei glossari i vostri migliori amici. Bisogna che i glossari siano sempre aggiornati, di ogni parola nuova che si impara si deve fare tesoro ed inserirla in essi (con relativa traduzione). Col tempo, vedrete che il lessico vi sarà sempre più familiare e, paradossalmente, avrete sempre meno bisogno del glossario stesso.
Una volta conseguito il titolo di nostro interesse, le strade sono due.
La prima: prendete contatti con quante più agenzie di traduzione, fiere e aziende potete. La cosa importante è farsi conoscere per “entrare nel giro”, di modo da essere chiamati a partecipare alle fiere di settore o alle conferenze oppure, nel caso delle aziende, essere assunti in un ruolo di interprete interno.
Nel caso invece si voglia puntare alle istituzioni, bisogna costantemente controllare i bandi per la posizione che ci interessa e (ormai l’avrete capito) tenersi sempre preparati per svolgere la prova di ammissione: naturalmente, una prova di simultanea e di consecutiva.
Erika A. – Teacher