Si tratta di un fenomeno culturale degli anni 2000, un reality alla ricerca del miglior talento musicale del paese, con il premio finale di un contratto discografico. Il tutto è stato ideato da Simon Cowell, Chief Executive di una casa discografica britannica. Inizialmente creato per generare più interesse nei suoi artisti, lo show è diventato un brand in sè ed è stato esportato in numerosi paesi nel mondo, incluso l’Italia, dove spettatori possono scegliere di seguire X-Factor Italia, X-Factor USA o X-Factor UK, oppure tutti e tre.
Qual è ‘the best’?
Negli X-Factor USA e UK Simon Cowell presenzia personalmente, ma basta questo a far sì che le forme anglosassoni del reality siano per forza migliori? L’originale è ‘the best’? Da britannico in Italia ho la risposta pronta e posso assicurarvi che questa è l’ultima parola (salvo ovviamente i commenti qui sotto). Esaminiamo X-Factor UK vs X-Factor Italia a seconda di vari parametri.
Giudici
Il formato richiede 4 giudici – [su_highlight]in Gran Bretagna Simon Cowell e Louis Walsh non mancano mai[/su_highlight]: sono due big delle case discografiche nel Regno Unito – ed hanno creato il programma. Gli altri due giudici si sono cambiati spesso, tra Sharon Osbourne, Dannii Minogue, Cheryl Cole, Gary Barlow ed altri. Sono nomi importanti, sono tutti [su_highlight]personaggi del mondo del pop, appartenenti a boyband e girlband o star di reality[/su_highlight]. Hanno però poca credibilità nel mondo della musica più allargato. Rimane da dire che Il potere, comunque, è sempre rimasto nelle mani dei due giudici discografici.
[su_highlight]Diverso è il caso Italiano[/su_highlight], dove dall’inizio, con Elio e Morgan, c’è sempre stata [su_highlight]un certo anticonformismo nelle scelte dei giudici[/su_highlight] e nella varietà di musica proposta e promossa da loro. Morgan negli anni ci ha fatto sentire quasi ogni genere di musica, mentre le scelte ecclettiche di Elio aggiungono un altro livello di imprevedibilità . Simona Ventura, Arisa ed altri hanno precedentemente rappresentato il pop, mentre oggi, con l’aggiunta di Mika e Skin, il programma sicuramente non ha perso il lato pop, ma ha aggiunto più credibilità musicale, una nuova dimensione culturale e linguistica. Avere poi un giudice dal mondo del rap, Fedez, aggiunge ancora più diversità musicale e varietà di opinioni.Scopo del programma televisivo
Qui si vede un altro vero distacco tra UK e Italia – con Simon Cowell e Louis Walsh, X-Factor ha sempre promesso di trovare non il cantante più bravo ed originale, ma una nuova star con l ‘X-Factor’ cioè, la qualità ‘X’ che lo fa emergere dal mucchio. Chi meglio dei finanzieri della musica possono trovarci il prossimo talento? Il problema è che spesso la musica e l’originalità passano in secondo piano, mentre vince la persona più popolare, con la storia più carina, che piange in TV quando viene votata dai ragazzini super-fans per la sua musica pop karaoke già sentita. Sicuramente qualche disco potrà vendere, ma vivrà a lungo nella memoria popolare?
X-Factor Italia ha un approccio simile, trovare l’X-Factor nei protagonisti, ma con più enfasi sull’originalità . Cantanti non necessariamente bravissimi ma con stili veramente unici sono arrivati fino alle ultime fasi – viene in mente Morgan Ics, arrivato secondo nel 2012, che ha combinato uno stile hip-hop con altri generi.
C’è sicuramente meno banalità e si ha l’impressione che X-Factor Italia ci voglia insegnare qualcosa ed addirittura iniziare un trend anziché seguire la moda del momento.
Musica ed arte
X-Factor UK ha avuto molti cantanti o gruppi pop o R+B, ma senza proporre altri generi di musica. Ci sono stati degli inediti di grande successo, ma anche molto materiale scontato. Per quanto riguarda le coreografie ed i set, ci sono sempre tante luci, fumo e brillantini – ma senza grande creatività – da grande concerto di Whitney Houston per esempio.
Luca Tommassini è il direttore artistico di X-Factor Italia – e mentre ci sono stati set belli e meno belli, un senso di arte e ricerca del nuovo c’è sempre – con qualche coreografia che stupisce. Sono originali anche gli stili di musica rappresentati, che includono molte versioni di canzoni completamente reinterpretate e, verso la fine della serie, inediti di valore.
Successo
[su_highlight]Sia X-Factor UK e X-Factor Italia hanno avuto sia vincitori che sono spariti nel nulla, sia dei successi galattici[/su_highlight]. Dal Regno Unito sono sorti soprattutto gli One Direction, ma anche Leona Lewis, Alessandra Burke ed Olly Murs. E’ Interessante anche che ne’ gli One Direction, ne’ Olly Murs hanno vinto il talent. Tutte figure comunque rinconducibili al mondo del pop, delle boyband e dell’ R+B.Da X-Factor Italia ci sono arrivati i successi di Giusy Ferreri, Marco Mengoni, Noemi e, più recentemente, Chiara. Spicca anche il fatto che hanno vinto dei concorrenti che hanno la capacità di suonare degli strumenti, come Lorenzo Fragola. Nell’ X-Factor britannico, avere uno strumento sembra essere una garanzia di non-successo.
Colpi di scena
Sia nel Bel Paese che oltremanica ci sono stati dei colpi di scena, tra reali e sceneggiati.
In Italia:
- Morgan che va via da X-Factor (reale)
- la ragazza dal pubblico che suona l’ukelele e passa l’audizione (sceneggiato)
- dissensi finti e rivalità tra giudici (reali e finti)
- concorrenti troppo terribili per essere veri durante le audizioni
A parte la violinista che per protesta lancia delle uova contro Simon Cowell, nel Regno Unito i colpi di scena sono sempre un po’ imbarazzanti:
- il bacio passionale tra sorelle sul palco
- Sharon Osbourne che butta un bicchiere di acqua in faccia a Louis Walsh
- Oppure momenti logori: salvataggi a concorrenti che erano già usciti, diverbi sceneggiati, concorrenti molto giovani, molto vecchi o molto brutti che ci sorprendono cantando bene, e così via.
Soprattutto si nota un po’ la mancanza di voglia e di vera emozione durante queste messe in scena.
Conclusione
Anche se sono un bravo suddito di Sua Maestà , non riesco purtroppo a dichiararmi felice dell’incarnazione britannica di X-Factor, che invece di creare tendenza, sembra assecondare lo stato quo, proponendo un programma scarso nell’invenzione, nell’arte e nelle opinioni, che malgrado qualche cambiamento del formato (boot camp, sistemi di voto diversi ecc), è rimasto in sostanza sempre uguale.
X-Factor Italia si è rigenerato non soltanto nei giudici e nel formato, ma anche negli stili di musica – creando tendenze. Quest’anno avere due giudici madrelingua inglese, Mika e Skin, ha creato qualcosa di veramente nuovo: un programma popolare in Italia in cui spesso si parla inglese, si gioca con la lingua, traducendo e scherzando, senza dover avere un ordine particolare, assumendo una certa confidenza col pubblico italiano:
Da quest’anno sono ammessi anche i gruppi con strumenti, forse seguendo il successo delle band che hanno partecipato ad Amici di Maria, aggiungendo ancora più possibilità ai potenziali stili di musica, crossover di genere, cover intelligenti e inediti originali.
Il Regno Unito ha forse fatto la storia della musica dagli anni ’60 in poi, ma X-Factor non aggiunge nulla alla cultura musicale britannica – [su_highlight]X-Factor Italia invece riesce a cavalcare le tendenze popolari e forse anche generarle[/su_highlight].