Lo so, ci avevi sperato tanto. Tutti ci avevamo creduto e invece, stavolta, Mark Zuckerberg ci ha delusi parecchio! Non sono passate neanche tre settimane dal (quasi) annuncio di un (quasi) pulsante Dislike che, sono comparsi, sul finire della scorsa settimana, sei tasti che vanno ad aggiungersi al già famosissimo Like con annesso pollice in su. Sto parlando delle reactions: un esperimento che funzionerà?
Un’occasione persa
Come non detto…dovrò continuare a guardare impotente gli stati dei miei amici, senza poter davvero esprimere ciò che penso nel profondo del mio cuoricino affranto per tanta stupidità dilagante: anni e anni di lotte femministe ridotte alla foto in perizoma di una che potrebbe essere mia mamma; post contro la violenza sugli animali che mostrano (appunto) animali maltrattati; deliranti stati a proposito di quanto “ti amo amore mio, vorrei urlarlo al mondo intero, sei tutta la mia vita, tvukdb”; e, ancora, commenti omofobi, razzisti, violenti e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, di fronte a questo scempio, che fare? I casi sono due: o spacchi lo schermo del pc con una mazza o ingoi il rospo e rimandi tutto al tasto non mi piace; un tasto che sarebbe diventato il mio nuovo migliore amico!
Fb punta tutto sull’empatia
E invece no: Mark ha deciso che la cosa più politicamente corretta da fare fosse progettare qualcosa che puntasse tutto sull’empatia. Ecco, quindi, in ordine: il solito buon vecchio like, un cuoricino, una emoji che sorride, un’altra che pare soddisfatta, una faccina stupita, una triste e una parecchio incavolata.
Sul Web si scatenano le ire di chi sperava nel Dislike: in molti si lamentano che l’introduzione di questi pulsanti aggiuntivi, altro non sarebbe se non il tentativo di monitorare (come se già non fossimo abbastanza monitorati) le motivazioni che stanno dietro certe azioni intraprese su Fb.
Mark sarebbe, cioè, arrivato al punto di voler indagare la gamma di emozioni dell’animo umano; della serie ecco un altro frammento di privacy che se ne va a farsi benedire.
Quando 6 faccine non bastano
Inoltre credo che la cosa più triste sia il fatto che l’infinita gamma di emozioni e reazioni umane è ridotta a un set di sentimenti preimpostato e limitato: quando, in realtà, le mie reazioni di fronte a determinate scempiaggini sono piuttosto articolate. Per esempio tutte le volte in cui vorrei davvero poter usare un tasto “disagio”.
L’unica magra consolazione è che la pace emotiva, qui in Italia, continuerà ancora per un po’: le nuove funzioni, infatti, saranno prima di tutto testate su un bacino relativamente chiuso e ristretto di utenti. Faranno da cavie, quindi, Spagna e Irlanda; poi, se l’esperimento andrà a buon fine, i “tasti empatici” saranno estesi anche ad altri paesi.
Per adesso, mi dispiace dirtelo, dovrai continuare ad assistere impassibile allo spettacolo triste dei perizomi o dei commenti razzisti e rimandare ad altra sede l’utilizzo di un tasto “disagio”!
“Le persone non sono alla ricerca di una soluzione per votare negativamente i messaggi di altre persone. Ciò che vogliono veramente è esprimere empatia. Non tutti i momenti sono buoni momenti, giusto? E se si condivide qualcosa di triste, che si tratti di qualcosa di attualità come la crisi dei rifugiati o la morte di un membro della famiglia, allora potreste non sentirvi a vostro agio a mettere un Mi piace a quel post, ma i vostri amici vorrebbero poter esprimere di aver compreso e che vi sono vicini”.
(M. Zuckerberg)