Una delle mete preferite dagli italiani (ma non solo) che tentano la fortuna all’estero è, senz’altro, l’Australia: non solo la terra dei canguri e del più alto tasso di attacchi di squalo nel mondo, ma anche un paese che, negli ultimi anni,[su_highlight background=”#d5dbfe”]ha dato un lavoro e un tetto a tantissimi jobseekers in cerca di stabilità[/su_highlight].
La storia che ti racconto oggi è quella di Mirco Bianchini, architetto emiliano particolarmente soddisfatto della scelta compiuta: trasferirsi (e lavorare) a Sidney, in Australia.
1. Ciao Mirco! Iniziamo con una piccola presentazione. Raccontaci qualcosa di te: da dove vieni, quanti anni hai e di cosa ti occupi al momento?
Vengo da Mirandola, sono architetto ma preferisco definirmi designer, ho 30 anni e in questo momento lavoro per AR-MA (Architectural Research & Material Applications) a Sydney.
2. Da quanto vivi a Sidney? Come ti trovi?
A breve saranno 3 mesi che sono a Sydney e, per il momento, le sensazioni sono tutte positive: non posso dire di trovarmi male. Forse me l’aspettavo più ricca di eventi culturali invece, a quanto ho iniziato a capire, è Melbourne la città in cui si concentrano maggiormente gli eventi. Ma c’è da fare anche qui!
3. Quali sono stati gli step che ti hanno portato in Australia?
Gli step sono stati molto semplici: ho saputo che questo studio cercava personale e ho mandato il mio CV, ho fatto due interviews via Skype e adesso sono qui.
4. Quindi qual è stato il motivo che ti ha spinto a partire?
La risposta è molto semplice, forse anche banale e scontata ma sono partito perché speravo in una vita migliore per me e per la mia ragazza.
In Italia ero stanco di lavorare solo per passione, ero stanco di non poter crescere; in Italia l’unico modo per migliorarmi era creare io stesso, ogni giorno, nuovi stimoli sul luogo di lavoro. Ero stanco di essere pagato costantemente in ritardo, stanco di non poter fare programmi più in là di un mese, stanco di sentire parlare di me come di uno che “fa bei disegni ma chiunque, con un computer, può fare lo stesso”.
Chiaramente io parlo per esperienza personale e sono consapevole che esistono molti studi italiani di architetti o geometri che lavorano benissimo. Tuttavia, in Italia, non si trovano grossi studi aperti alla ricerca e allo sviluppo come qui in Australia (o come, senza andare dall’altra parte del mondo, si trovano in Francia, Germania e Inghilterra).
5. Il tuo titolo di studio italiano è stato immediatamente riconosciuto in Australia o hai dovuto sostenere esami?
Non ne ho avuto bisogno, fin’ora.
6. Come hai trovato il tuo attuale posto di lavoro? Qualcuno ti ha dato delle dritte? Avevi dei contatti?
Avevo dei contatti interni allo studio; quando ho chiesto se conoscevano qualcuno che cercava personale, ho scoperto che proprio loro stavano cercando. Quindi ho mandato il CV immediatamente ma l’annuncio era stato diffuso anche via Facebook.
7. Hai avuto bisogno di documenti specifici per lavorare?
Per lavorare no; i documenti che sto raccogliendo adesso mi servono per fare l’applicazione allo Sponsorship Visa. In questo momento sto sfruttando il Visa Working Holiday anche perché, inizialmente, avevamo stabilito un periodo di prova per capire se da entrambe le parti c’era accordo e soddisfazione.
8. Come sono i contratti di lavoro per architetti in Australia? Cosa c’è di diverso dall’Italia?
Ripeto: io parlo alla luce della mia esperienza. Cosa c’è di diverso dall’Italia? Che hai un contratto!
La cosa interessante è che c’è molta flessibilità per quanto riguarda l’orario di lavoro: l’importante è che fai quello che devi fare entro i termini stabiliti. Per esempio,[su_highlight background=”#d5dbfe”]se vuoi entrare alle 7 del mattino e finire alle 5 del pomeriggio, puoi farlo; se preferisci iniziare alle 10 e finire alle 8 di sera, puoi fare anche quello[/su_highlight].
9. Qual era il tuo livello di inglese quando sei arrivato? Inizialmente hai avuto difficoltà?
Il mio livello di inglese quando sono partito era un B2 e non ti nascondo che, inizialmente, ho avuto difficoltà; del resto le ho tutt’ora. La cosa che mi consola è che, a quanto pare, non sono l’unico ad avere problemi con i nativi australiani perché l’accento è completamente diverso! Ma piano piano ci sto facendo l’orecchio.
10. Hai progetti per il futuro? Resterai a Sidney?
Il progetto è quello di restare: assolutamente! Sarà brutto dirlo ma più passano gli anni e più l’Italia, per me, assomiglia solo a un bellissimo paese da vivere in veste di turista; altro non sono riuscito a trovarci. Forse non ci ho creduto abbastanza… ma a un certo punto ero stanco di vivere di speranza.
11. Quanto costa vivere a Sidney? La proporzione costi/salari è migliore dell’Italia?
Il costo della vita qui è alto ma gli stipendi ti permettono di vivere tranquillamente ([su_highlight background=”#d5dbfe”]uno stipendio base si aggira sui 3.700 AUD,[/su_highlight] un po’ più di 2.000 euro). Per quanto riguarda il mio lavoro in particolare, non voglio fare neppure il paragone con l’Italia perché sarebbe avvilente.
12. Cosa consiglieresti agli architetti italiani che sognano di lavorare all’estero?
Molto semplicemente: partite! In Italia, al momento, non ci sono molte occasioni di mettere in pratica il know-how acquisito durante gli studi: all’estero, per chi ha voglia di fare, è un po’ più semplice!