Lo sa bene chi ha studiato semiotica o sociologia: esiste una teoria secondo la quale ogni persona nel mondo sarebbe collegata a chiunque altro attraverso una catena di conoscenze che prevede al massimo 5 intermediari. È la teoria dei sei gradi di separazione, formulata per la prima volta nel 1929 dallo scrittore Frigyes Karinthy. Ma è solo di poco tempo fa la dichiarazione da parte di Facebook che questi presunti gradi di separazione si sarebbero ridotti grazie ai social, fino ad arrivare a 3 e mezzo!
E se è vero che i social invece di dividere, uniscono, c’è qualcuno che ha voluto sfidare concretamente questa teoria.[su_highlight background=”#d5dbfe”]Questa è la storia di Nicoletta, una giovane e intraprendente ragazza che ha mollato tutto (lavoro, casa e famiglia) e si è lanciata in un’avventura emozionante ed avvincente:[/su_highlight]Il filo di Nicky è il suo progetto e ha come obiettivo fare il giro del mondo in un anno grazie alla sua rete social.
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Girare il mondo grazie ai social: intervista a Nicoletta di “Il filo di Nicky”
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Ciao Nicoletta! Iniziamo con una piccola presentazione; raccontaci qualcosa di te: da dove vieni, quanti anni hai e di cosa ti occupi al momento?
Ciao a tutti; sono Nicoletta Crisponi. Ho 30 anni e arrivo dalle bellissime Dolomiti, nello specifico da Cavalese, un paesino di 3800 abitanti che ho lasciato a 19 anni per trasferirmi a Como per studiare. Nella mia vita ho fatto un sacco di lavori: dalla baby sitter alla cameriera, dalla guardarobiera alla brand manager, dalla performer alla hostess nelle fiere. Lavorare non mi ha mai spaventato, così come ricominciare da capo. Infatti ho appena lasciato il mio amato lavoro di account executive in un’agenzia di eventi a Milano per diventare a tutti gli effetti una travel blogger!
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Cosa facevi prima di partire con il progetto Il Filo di Nicky?
Subito dopo gli studi ho iniziato a lavorare per conto mio, avevo già alle spalle tre tirocini (di cui uno a Bruxelles e uno a New York) e l’idea di lavorare per qualcuno e senza stipendio, proprio non mi andava; così mi sono detta: “se devo lavorare gratis allora lo faccio per me stessa”. Così facevo la hostess per mantenermi e intanto mi affacciavo al mondo della comunicazione e degli eventi come free lance. Durante Expo sono stata assunta in un’agenzia, esperienza meravigliosa che mi ha insegnato tanto ma che, come tutte le cose belle, doveva arrivare ad una fine… così ho lasciato tutto per partire per il giro del mondo!
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Come e quando è nato il progetto Il Filo di Nicky? In poche parole cosa prevede?
È nato un pomeriggio grazie a un viaggio in Blablacar: in quell’occasione ho scoperto dell’esistenza di un biglietto per fare il giro del mondo. Prima che tutto si concretizzasse sono passati due anni ma poi, finalmente, il mio viaggio “social” ha preso il via.
Non so se avete mai sentito parlare dei gradi di separazione che dividono ogni persona al mondo: beh, grazie ai social da 6 sono scesi a 3 e mezzo e questo significa che[su_highlight background=”#d5dbfe”]solo passando da amici, amici di amici, amici di amici di amici e amici di amici di amici di amici in teoria è possibile conoscere chiunque nel mondo. Questa è diventata la mia sfida: incontrare ovunque vado un amico o amico comune dimostrando come i social possano esser qualcosa di meravigliosamente bello e utile![/su_highlight]
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Da quanto tempo sei in viaggio? E quanto durerà il tuo percorso attorno al mondo?
Ora siamo quasi a 4 mesi e 10 stati ma ne mancano ancora 8 per tornare a casa. Sono partita dall’India subito dopo Natale e farò ritorno a casa poco prima del Natale prossimo, giusto in tempo per scartare i regali sotto l’albero con la mia famiglia.
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Come hai organizzato logisticamente il tuo viaggio?
Questo viaggio è 40% organizzazione e 60% improvvisazione: ho prenotato il biglietto per il giro del mondo con le sue 16 tappe così da avere delle linee guida a scandire grosso modo i tempi; poi ho preso anche i biglietti per qualche volo interno per risparmiare tempo e denaro: il resto lo vivo alla giornata! Non sempre so dove andrò domani ma questo è anche il bello del viaggio: lasciarsi portare dalla strada e godersi quanto ci viene regalato!
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Tornerai in Italia al termine del tuo progetto?
Italia è casa, Italia è amici e famiglia, Italia è il mio armadio con i miei vestiti e le mie scarpe; Italia è la polenta della mamma e le strimpellate con la fisarmonica di mio padre. Tuttavia al mio rientro forse lascerò Milano: per quanto la ami, questa è una città che ti succhia la vita e ho bisogno del mare, unica vera medicina, rimedio a qualsiasi cosa.
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In questo momento sei in viaggio ma, anche in passato, hai viaggiato molto: hai l’impressione che, rispetto all’Italia, all’estero ci siano più possibilità lavorative e professionali?
Forse non sono la persona giusta a cui chiederlo; come ti dicevo ho sempre lavorato e non ho trascorso un singolo giorno da disoccupata nella mia vita. Forse perché ho costruito bene, forse perché mi impegno sempre in qualsiasi lavoro, di sicuro perché non ho paura di sporcarmi le mani tornando ai lavori più umili. Anzi, credo che siano proprio quelli a farci apprezzare di più i momenti in cui finalmente facciamo quello per cui abbiamo studiato e per cui abbiamo lottato.
Insomma: credo che le opportunità ci siano ovunque per chi sa cercarle, per chi sa guadagnarsele e poi andarsele a prendere. E poi[su_highlight background=”#d5dbfe”]credo che lavorare all’estero dovrebbe essere un’opportunità, non un’ancora di salvezza![/su_highlight]
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Qual era il tuo livello di inglese quando sei partita la prima volta? Inizialmente hai avuto difficoltà?
Il mio livello d’inglese era scarso, la scuola può fare fino ad un certo punto e non si smette mai di imparare! Il momento di svolta è quando inizi a pensare in una lingua diversa: lì finalmente inizi ad abbracciare la lingua a 360°.
In realtà mi sono sentita in difficoltà non tanto quando mi sono trovata a dover chiedere qualcosa (noi italiani sappiamo spiegarci benissimo) piuttosto quando desideravo descrivere come mi sentissi. Le emozioni parlano una lingua tutta loro, fatta di sfumature che solo quando finalmente passi il livello “base” riesci ad esprimere e lì inizia il bello: ogni lingua dà accenti diversi alle emozioni e così, alle volte, ti ritrovi a non saperti esprimere in italiano poiché quella parola semplicemente non esiste!
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Quanto conta la conoscenza dell’inglese per la buona riuscita del progetto Il filo di Nicky?
Conta moltissimo perché Il filo di Nicky racconta storie di persone, di nuove amicizie, di condivisione e non solo di mera sopravvivenza all’estero. Anche senza l’inglese si riesce a viaggiare ma è la qualità del viaggio che cambia!
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La valigia del travel blogger: quali sono i tuoi 5 must?
Come travel blogger: lo smartphone (altrimenti come le racconto le mie storie?), un taccuino per appuntare le dritte che le persone mi danno, una selfie stick, tanta pazienza e un gruppo di amici alle spalle a fare il tifo. Come donna: il mio sacco a pelo, un bikini, i tappi per le orecchie (in treno, autobus, aereo, ostello possono salvarti la vita!), il beauty con sapone e cremine varie e un foulard (che ti salva in mille situazioni, dall’aria condizionata in aereo, all’ingresso della moschea fino alla spiaggia).
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Raccontaci una tua giornata tipo.
Appena aperto un solo occhio sono già su Fb e IG a controllare cos’è successo: infatti con la differenza di fuso spesso per me è l’alba ma in Italia è il momento di picco di visite ai social e al blog. Faccio colazione mentre capisco cosa ne sarà della mia vita oggi, magari organizzo qualcosa di interessante da fare per poi raccontarlo la sera. Non ho un momento fisso in cui scrivo, di solito è legato alle reti wi-fi che riesco a recuperare ma cerco di fare qualcosa ogni giorno.
Poi faccio il punto con Cristina e Vania (amiche e collaboratrici in questo progetto) delle attività in programma e via: inizia la mia giornata di esplorazione.
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Hai un suggerimento da dare ai tanti italiani che sognano di lavorare e vivere all’estero?
Credo che la cosa più semplice da fare sia… farlo![su_highlight background=”#d5dbfe”]Si fa sempre in tempo a tornare indietro e un posto a friggere patatine o a lavare pavimenti lo si trova sempre:[/su_highlight]quello che fa la differenza è la ricchezza che ci porteremo dentro.
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Una nutrita corrente di pensiero sostiene che i social e le nuove tecnologie ci allontanino gli uni dagli altri, che ci portino all’isolamento e alla solitudine. Com’è incontrare di persona qualcuno conosciuto (soltanto) sui social?
“Esser una persona social mi rende… una persona!” È un pensiero che ho concretizzato qualche giorno fa: in tanti mi scrivono parole gentili e di ammirazione proprio perché per loro sono una persona vera! Incontro continuamente persone che ho conosciuto prima di tutto sui social perché si sono rese disponibili ad aiutarmi e ovviamente dal vivo è molto meglio; tuttavia sono proprio i social che mi permettono di mantenere una connessione con loro una volta partita.[su_highlight background=”#d5dbfe”]Quindi credo che i social siano ricchezza se usati bene: io ne sono la prova![/su_highlight]
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Fb: Il filo di Nicky
Instagram: @nicolettacrisponi
Twitter: @nicolettacrispo
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