Studiare l’inglese è importante ed è ormai fondamentale per ampliare i propri orizzonti sia in termini di passioni (viaggiare o poter comunicare con persone straniere) che in termini di opportunità professionali. Durante lo studio di una lingua straniera è importante, però, non scordarsi della propria lingua madre ed evitare l’utilizzo di termini internazionali spesso fuori contesto.
Tutte le lingue evolvono e vivono di scambi con altre lingue. In effetti anche l’inglese ricalca molte parole italiane e ne usa tante così come sono. D’altra parte la stessa cosa fa l’italianomolte parole straniere, da computer a tram, da moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi nella nostra lingua.Ecco perché privarci di queste parole non avrebbe molto senso!
Però a tutto c’è un limite e, allora, perché utilizzare form al posto di modulo? Jobs act e non legge sul lavoro? Market share e non quota di mercato? Perché usare fashion invece di moda? O show invece di spettacolo?
In molti casi sono i manager o gli imprenditori a ripudiare maggiormente la ricchezza della lingua italiana utilizzando frasi come: “La conference call è schedulata per le undici” oppure “La nostra mission è evitare la brandizzazione della leadership” o ancora “Le invio un feedback dopo il meeting”. Gli esempi di storpiature purtroppo aumentano di giorno in giorno: ecco che“bookare” diventa sinonimo di prenotare, “uploadare” significa trasferire in uno spazio digitale un contenuto, “splittare” viene usato quando si suddivide qualcosa e “shiftare” è impiegato al posto di posticipare.E questi sono solo alcuni fra i numerosi esempi di raggelanti frasi utilizzate negli uffici di mezza Italia!
Inglesismi di troppo? Dillo in italiano!
Il settore più colpito in assoluto è infatti quello aziendale con espressioni tipo: customer satisfaction, teamleader, feedback, core business, meeting ecc. Segue l’informatica con backup, query, browser, proxy, tag ecc. E poi c’è la musica con jam session, boy band, hits, special guest, dj-set; ma c’è spazio anche per il benessere con beauty-farm, fitness center, step, anti-aging, relax.
Di fronte a questo scempio linguistico non è un caso che qualcuno (Annamaria Testa) abbia lanciato la campagna #dilloinitaliano, a favore della lingua italiana contro l’uso inutile e massiccio di inglesismi. Un’iniziativa che ha subito raccolto migliaia di adesioni!
Ma non è finita qui! Infatti noi italiani non solo utilizziamo termini inglesi senza un motivo preciso ma amiamo anche usare parole straniere che, in realtà, non esistono nella lingua d’origine o che hanno un significato del tutto diverso. Un inglese si sentirebbe in imbarazzo sentendosi dire flipper (in inglese si dice pinball), slip (si dice pants), box (per lock-up garage), autogrill (per motorway service station), scotch (per sellotape), smoking (per dinner jacket)!
Essere bilingue è sicuramente un vantaggio, soprattutto di questi tempi, ma questo non significa infarcire di inutili termini inglesi un discorso in italiano o viceversa.In un paese che parla poco le lingue straniere questa non è la soluzione ma è parte del problema.Infatti non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo primario di qualsiasi tipo di linguaggio, ancora di più in ambito professionale, è comunicare informazioni in modo chiaro e senza fraintendimenti di sorta. Dobbiamo perciò essere preparati e adattare il nostro registro linguistico alle persone che abbiamo di fronte.