Non è un mistero per nessuno: in Italia, di questi tempi, non è facile trovare un lavoro se sei un quasi trentenne. Che tu abbia o meno una laurea in tasca, le cose non cambiano molto: le proposte di lavoro sono indecenti (contratti a progetto, partite iva, collaborazioni saltuarie, pagamenti in corsi di formazione), i guadagni sono bassi e la tanto sospirata stabilità tarda ad arrivare.
Esistono, però, alcune eccezioni alla regola: tutti quelli che hanno avuto il coraggio di fare una scelta, magari difficile ma che ha permesso loro di mettere davvero a frutto tutti i sacrifici fatti sui libri e che, alla fine, ha portato a grandi soddisfazioni. Questa è, per esempio, la storia di Cristiana, infermiera insoddisfatta e precaria in Italia; nurse realizzata a Londra dove, al momento, vive e lavora.
Se anche tu hai una laurea in infermieristica e stai pensando di trasferirti nel Regno Unito, la storia di Cristiana si rivelerà non solo ispirante ma anche preziosa! Ho fatto quattro chiacchiere con lei per capire un po’ meglio quali sono gli step necessari per poter lavorare come nurse in Gran Bretagna.
1. Iniziamo con una piccola presentazione, Cristiana, raccontaci qualcosa di te: da dove vieni, quanti anni hai e di cosa ti occupi al momento?
Mi chiamo Cristiana Demi, ho 28 anni e vengo da Vada, una piccola cittadina sul mare in provincia di Livorno. Al momento lavoro come infermiera a Londra; vivo a Edmonton, una zona a nord della città.
2. Da quanto vivi a Londra? Come ti trovi?
Vivo a Londra da un anno ma è difficile rispondere alla seconda domanda. Da una parte mi trovo bene…dall’altra, insomma.
3. Quali sono stati gli step che ti hanno portata in Inghilterra?
Io ho studiato all’Università di Pisa e mi sono laureata nel 2011. Dopo la laurea ho lavorato come infermiera libero-professionista sia in uno studio pediatrico, sia in una casa di riposo ma, naturalmente, con la partita iva i guadagni non erano buoni. Perciò io e il mio ragazzo abbiamo iniziato a valutare l’idea di cercare qualcosa all’estero. Qui in Italia lui non aveva un lavoro fisso: tutti contratti a chiamata! Aveva lavorato presso la pubblica assistenza (era diventato formatore) e poi lavorava per un’impresa funebre ma erano tutti lavori precari.
4. Quindi qual è stato il motivo che vi ha spinti a partire?
Lavorare in Italia offriva bassi guadagni, poche opportunità di crescita e poca stabilità.
5. Il tuo titolo di studio italiano è stato immediatamente riconosciuto in UK o hai dovuto sostenere esami?
Il titolo di infermiere conseguito in Italia ha validità immediata in UK; l’unica cosa che devi fare è farlo approvare al collegio infermieristico inglese.
6. Come hai trovato il tuo attuale posto di lavoro? Qualcuno ti ha dato delle dritte? Avevi dei contatti?
Ho fatto tutto tramite Facebook quando ero ancora in Italia: mi sono iscritta alla pagina “Infermieri e Ostetriche all’estero”, ho contattato l’amministratrice della pagina e le ho inviato il curriculum in inglese. Poi mi ha chiamata ed è cominciato tutto!
7. Hai avuto bisogno di documenti specifici per lavorare?
In realtà no, quando arrivi in Inghilterra devi fare il NIN (il National Insurance Number, il documento necessario per chiunque voglia lavorare nel Regno Unito) e poi è necessario il Criminal Record Checks (la pratica che accerta che tu abbia “la fedina penale pulita”) ma di solito l’agenzia presso cui hai fatto il colloquio ti aiuta a sbrigare tutte le pratiche.
8. Come sono i contratti di lavoro per infermieri nel Regno Unito?
Beh…io guadagno molto di più di un’infermiera in Italia con diversi anni di esperienza; ho 8 settimane di ferie all’anno e di solito lavoro 3/4 giorni alla settimana. Di contro, però, i turni sono molto lunghi: lavorando in pediatria abbiamo due turni. Il long day inizia al mattino alle 7 e 30 e finisce alle 20 di sera (con 1 ora e mezza di pausa); il night shift, invece, è dalle 20 di sera alle 8 del mattino. In più il mio è un contratto permanent, come quasi tutti i contratti fatti a chi lavora nel mio settore; qui, infatti, c’è una grande richiesta di infermieri perché ce ne sono pochi. Per questo è difficile trovare qualcosa di precario: se ti assumono lo fanno a tempo indeterminato!
9. Quindi immagino che molti dei tuoi colleghi non siano inglesi.
Sì, la maggior parte non sono inglesi: lavoro con infermiere provenienti da tutto il mondo. Ho colleghe indiane, giamaicane, spagnole, portoghesi, tedesche, bulgare e anche un’altra ragazza italiana.
10. Qual era il tuo livello di inglese quando sei arrivata? Inizialmente hai avuto difficoltà?
Eheheh…avevo fatto inglese al liceo e quindi sono andata un po’ a ricordi; in realtà non ho fatto corsi per rinfrescare le mie conoscenze, mi dissero che il mio inglese poteva andare: però avevo un B1. Infatti ho avuto qualche difficoltà all’inizio perché, ovviamente, la lingua parlata qui è molto diversa da come te la insegnano a scuola: ognuno ha il suo dialetto e nessuno parla l’inglese scolastico! La cosa positiva, però, è che essendo, gli inglesi, molto abituati al diverso e allo straniero, se hai difficoltà sono pronti ad aiutarti parecchio.
11. Hai progetti per il futuro? Resterai a Londra?
Il mio futuro lo vedo sicuramente in Italia ma fino a quando le cose non si saranno sistemate (a livello lavorativo), non tornerò. La cosa bella di lavorare in Inghilterra è che qui ci sono possibilità di avanzamento. Puoi scegliere dove lavorare, puoi scegliere il reparto, puoi cambiare se non ti trovi bene e puoi progredire: per esempio le mie manager sono giovani, hanno sui 30-35 anni.
12. Una cosa che ti piace del vivere a Londra e una cosa che non ti piace.
Di Londra mi piace la cordialità della gente e il fatto che, se hai difficoltà, in molti sono disposti ad aiutarti. Una cosa che non mi piace? Direi due: prima di tutto il clima e poi il fatto di lavorare molte ore consecutive. Preferirei lavorare di meno.
13. Cosa consiglieresti ai tanti infermieri italiani che sognano di lavorare all’estero?
Consiglierei di provarci, in ogni caso! Magari raccomanderei, però, di avere un inglese veramente buono, per esempio un C1. E poi vorrei dire loro di non avere paura: le difficoltà ci sono sempre, sono tante e sotto tanti punti di vista. Però è sicuramente un’esperienza positiva e che ti cambia la vita!
Comment(01)