Hai presente quando pensi a cosa starà facendo la gente dall’altra parte del mondo? Ecco, Marco dall’altra parte del mondo ci vive e ci lavora (precisamente in Nuova Zelanda) e in questa intervista ci racconta com’è la sua vita in un paese tanto diverso e tanto lontano dall’Italia. Marco ha scommesso tutto su di sé e, complice un corso d’inglese, è riuscito a realizzare il suo sogno: partire e andare a vedere “come gira il mondo dall’altra parte del mondo”.
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Italia-Australia-Nuova Zelanda: intervista a Marco
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Ciao Marco. Iniziamo con una piccola presentazione; raccontaci qualcosa di te: da dove vieni, quanti anni hai e di cosa ti occupi al momento?
Ciao a tutti! Sono Marco, al momento vivo in Nuova Zelanda e lavoro per Zara, ad Auckland, nel primo negozio che il noto marchio spagnolo ha aperto qui, proprio un mese e mezzo fa. Prima di un mese e mezzo fa non c’era Zara; Tiffany ha aperto da poco; non c’è Ikea: questo perché la Nuova Zelanda è talmente lontana dal resto del mondo che è davvero difficile che le aziende ci vengano. È un paese grande quanto l’Italia ma fa 4 milioni di abitanti: insomma, è tutta natura!
Comunque, tornando a me, a gennaio compio 30 anni, sono nato in Sicilia ma ho vissuto in moltissimi posti in Italia; in particolare gli ultimi 4 anni ho abitato a Milano ed è lì che ho iniziato la mia carriera lavorativa nel settore dell’abbigliamento.
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Da quanto vivi ad Auckland e come ti trovi?
Vivo ad Auckland dal 20 agosto, quindi sono quasi 3 mesi. Mi trovo abbastanza bene ma c’è da dire che vengo da una realtà simile poiché ho vissuto un anno in Australia, a Sidney.
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Quali sono stati gli step che ti hanno portato dove sei? E qual è stato il motivo principale che ti ha spinto a partire?
Vorrei raccontare un aneddoto curioso: nel settembre di 2 anni fa, quando sono entrato la prima volta a My English School, mi chiesero perché volessi studiare inglese e io risposi che volevo farlo perché il mio inglese stava a zero e io volevo partire. Bene,[su_highlight background=”#d5dbfe”]un anno dopo ho realizzato il mio sogno: il corso si inglese mi ha dato la possibilità di sbloccarmi con la lingua e di parlare in maniera più fluente.[/su_highlight]Poi, quando sono partito per Sidney, ho frequentato per due mesi un college (il Greenwich English College) che è uno dei migliori, consigliato anche da GoStudy, un ufficio che ha sede a Milano e a Roma e che aiuta nelle pratiche più comuni che desidera partire per l’Australia (compilazione del visto, assistenza medica, codice per il pagamento delle tasse, etc.).
Comunque direi che il motivo principale che mi ha spinto a partire è stato senza dubbio il desiderio di andare all’estero: volevo vedere come gira il mondo dall’altra parte del mondo! Letteralmente.
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Hai avuto bisogno di documenti specifici per lavorare?
Io sono qui con un Working Holiday Visa: si tratta di un visto che consente di lavorare full time se si ha meno di 31 anni e che permette di stare in Nuova Zelanda soltanto un anno, senza nessuna modalità di proroga. Anche in Australia avevo lo stesso visto con la differenza che lì si può prorogare la permanenza per un secondo anno se durante il primo si sono svolti 88 giorni di lavoro (retribuito) in fattoria. L’Australia è grande quanto tutta l’Europa ma fa poco più di 20 milioni di abitanti; ci sono molti campi, boschi, fattorie e il governo australiano, avendo bisogno di manodopera agricola, cerca di “sfruttare” al massimo quella derivante dai tanti ragazzi che annualmente emigrano Down Under.
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Hai l’impressione che, rispetto all’Italia, dove sei adesso ci siano più possibilità ?
[su_highlight background=”#d5dbfe”]Qui c’è molta più meritocrazia e, in generale, si guarda parecchio alla sostanza e poco all’apparenza.[/su_highlight]Per esempio, il giorno dopo essere arrivato qui ho iniziato a consegnare a mano il mio curriculum: porta a porta! Fra gli altri l’ho lasciato anche da Gucci e, dopo 2 minuti che mi trovavo lì, mi stavano già facendo una interview… proprio lì, sul posto. Purtroppo poi la cosa non è andata a buon fine perché cercavano qualcuno che lavorasse per più di 3 mesi (col mio visto posso lavorare non più di 3 mesi per la stessa azienda; quindi ogni 3 mesi devo cambiare datore di lavoro, a meno che qualcuno non mi faccia da sponsor) ma mi ha fatto pensare che se fossi stato in Italia probabilmente avrei avuto a che fare con un’agenzia interinale. Poi, forse avrei parlato con il direttore; infine, dopo il quarto colloquio, mi avrebbero detto “Le faremo sapere” e mi avrebbero ricontattato dopo mesi!
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Qual era il tuo livello di inglese quando sei partito? Inizialmente hai avuto difficoltà ?
Quando ho iniziato il corso di inglese in Italia avevo un livello beginner; dopo un anno ho fatto il test di ingresso al Greenwich English College e sono risultato un intermediate; adesso sono un upper intermediate. Certo, all’inizio ho avuto difficoltà soprattutto con l’accento neozelandese che rende quasi impossibile capire chi parla. Tuttavia penso che non si debba mai scoraggiarsi: anche se si fanno errori e brutte figure, bisogna andare avanti e non abbattersi!
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Hai progetti per il futuro? Resterai in Nuova Zelanda?
In realtà vivo molto alla giornata! Intanto faccio questa esperienza… vediamo dove mi porterà ; posso rimanere qui fino ad agosto dell’anno prossimo. Poi ho in programma di andare un paio di mesi a Bali a lavorare in un resort di lusso, tramite un amico. Vediamo come andrà !
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Una cosa che ti piace del vivere in Nuova Zelanda e una cosa che non ti piace.
I neozelandesi sono molto più chill out e easy going e da una parte trovo molto interessante il loro modo di fare “quasi wild”: ho visto gente camminare quasi scalza per strada![su_highlight background=”#d5dbfe”]E poi sorridono sempre e questo è molto diverso da quel modo di fare un po’ “a milanese imbruttito” tipico di un certo gruppo di italiani. Credo che per la nostra cultura non sia facile ambientarsi qui; noi siamo più passionali, abbiamo certi valori e non è facile adeguarsi a questo stile di vita molto “vivi e lascia vivere”.[/su_highlight]
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Pensi che Australia e Nuova Zelanda siano mete giuste per chi sogna un futuro all’estero? A chi le consiglieresti?
Ho incontrato tantissime persone che si sono trasferite in Australia e Nuova Zelanda (camerieri, medici, architetti, insegnanti): tutti dicono “Mi manca l’Italia ma non tornerei”. In Italia se guadagni 10 lo Stato ti chiede 8; qui se guadagni 10 (o 12) lo stato ti chiede 6;[su_highlight background=”#d5dbfe”]Australia e Nuova Zelanda sono molto care ma gli stipendi sono adeguati e il governo chiede di meno ai cittadini.[/su_highlight]Comunque, in linea generale, consiglierei a tutti di fare questa esperienza e non solo a chi ha meno di 31 anni: una cosa è andare a Londra, come fanno in molti, e una cosa è venire qua! Qui hai la sensazione di essere distante da tutto e da tutti; quando chiami gli amici sai che ci sono 12 ore di differenza fra te e loro… vivi al loro opposto!
Infine consiglierei questa meta a chi vuole migliorare l’inglese e anche a chi vuole meravigliarsi della bellezza di questi luoghi.
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Hai un suggerimento da dare ai tanti italiani che sognano di lavorare e vivere all’estero?
Direi loro di azzardare e di non farsi bloccare da cose stupide come, per esempio, l’età : anche chi ha più di 31 anni può venire qua. Chi ha già una professione, per esempio, può entrare con uno Skill Visa: il governo, infatti, pubblica annualmente una lista delle professioni di cui il Paese ha bisogno e se si rientra fra quelle, si può partire!
[su_highlight background=”#d5dbfe”]I limiti sono solo nella nostra mente:[/su_highlight]un paio di anni fa non avrei mai pensato di poter parlare l’inglese; adesso lo parlo fluentemente. Non avrei mai pensato di partire da solo e senza niente ma erano solo limiti che mi facevo io perché avevo paura. La vita è una sola e bisogna azzardare: se si è in buona salute, se si ha una famiglia, degli affetti pronti a sostenerti nei momenti difficili (perché ce ne sono) e un po’ di soldi da parte… bisogna partire! Ci vuole coraggio e, soprattutto, non si deve permettere a nessuno di dirci “Non puoi” perché”[su_highlight background=”#d5dbfe”]spesso la gente dà consigli sulla base di ciò che essa stessa non può fare; come a dire “Se non posso io, non puoi neppure tu”. E non è così.[/su_highlight]
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