L’Europa Orientale è una zona che, soprattutto negli ultimi anni, ha visto un incremento massiccio dell’immigrazione, anche da parte di cittadini dell’Europa Occidentale. Questo perché i paesi in questione presentano economie in rapida e decisiva espansione, soprattutto in determinati settori; ci racconta la sua esperienza Lorenzo Berardi di Polonicult.
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Ciao Lorenzo. Iniziamo con una breve presentazione: chi sei, da dove vieni e di cosa ti occupi al momento?
Sono Lorenzo, ho 34 anni e vengo da Bologna, anche se ormai vivo all’estero da sei anni. Al momento lavoro come copywriter per una multinazionale a Varsavia, in Polonia. Sono anche giornalista freelance e scrivo articoli in inglese e in italiano sull’Europa centro-orientale, occupandomi soprattutto di economia, politica, tematiche ambientali e cultura. Ho un’abilitazione TESOL per insegnare inglese ai non madrelingua ma da quando mi sono trasferito in Polonia ho scelto di concentrami su altri aspetti: la mia compagna, che ha una qualifica CELTA, è l’English teacher di casa.
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Come hai vissuto a livello emotivo la situazione di non impiego?
Di recente ho passato dieci mesi “sabbatici” fra il mio precedente lavoro varsaviano e quello attuale, lavorando solo da freelance. Mi sono tolto numerose soddisfazioni personali pubblicando articoli in riviste e quotidiani fra Europa e Stati Uniti ma[su_highlight background=”#d5dbfe”]ho anche capito di avere bisogno di un lavoro fisso per sentirmi più tranquillo economicamente e dare ordine alle mie giornate.[/su_highlight]Troppi ritardi di pagamenti nel lavorare da freelance e troppe interviste cancellate o rimandate!
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Come hai capito quale lavoro era giusto per te?
In realtà non sono sicuro che il mio attuale lavoro sia quello giusto per me, però posso dire che è senz’altro il più appropriato in questo momento e nel Paese in cui mi trovo. Amo scrivere e preferisco non avere contatto diretto con clienti, via mail o telefonico: la mia attuale posizione soddisfa entrambi i requisiti e comprende un meccanismo di bonus, il che non guasta mai. Inoltre, trattandosi di un lavoro dalle 9 alle 17, dal lunedì al venerdì, mi lascia il tempo per continuare a scrivere articoli, studiare il polacco, fare sport, leggere. Ed è importante avere anche tempo per me stesso e per la mia compagna.
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Quale strategia hai usato per cercare lavoro? Cosa ha funzionato e cosa no?
Per prima cosa ho riscritto completamente curriculum e cover letter che risalivano ormai a due anni addietro. Poi ho selezionato con cura le offerte di lavoro trovate on line scegliendo siti adatti a ciò che cercavo e impostando filtri di ricerca appositi. Per due settimane, ogni mattina, ho setacciato le offerte ricevute via mail o pubblicate sui siti a cui ero iscritto e inviato application; la tecnica ha dato i suoi frutti. Forse l’unica cosa che non ha funzionato è constatare come – in alcuni casi – io sia arrivato tardi: alcune offerte scovate on line erano in realtà già scadute ma di questo non posso incolparmi. Un errore che ho commesso io, invece, è stato candidarmi a una posizione in cui era richiesta un’ottima conoscenza del polacco, quando la mia è appena discreta. Era un’offerta di lavoro talmente invitante che, inconsciamente, ho scelto di non vedere una riga contenente un’informazione decisiva.
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Come hai gestito il curriculum: lo hai adattato alle varie richieste? Che consigli puoi darci sul CV più adatto per la Polonia?
Ho un curriculum standard di due pagine che aggiorno sempre e che combacia con il mio CV su LinkedIn.[su_highlight background=”#d5dbfe”]Più che adattare il curriculum alle varie offerte di lavoro, consiglio di preparare un’efficace cover letter di base di una pagina al massimo e adeguarla alle posizioni a cui si è interessati.[/su_highlight]Nel farlo è importante insistere su una qualifica, un interesse o un’esperienza professionale che abbia punti di contatto con il lavoro al quale ci stiamo candidando.
Per quanto riguarda il CV ritenuto più adatto in Polonia, consiglio di puntare sulla conoscenza delle lingue straniere – qui molto apprezzata – e di non temere di elencare quante più esperienze professionali possibili. Come altrove in Europa, qui avere lavorato in molte aziende, anche solo per pochi mesi ogni volta, è visto in maniera positiva. Meno importanti rispetto al Regno Unito, per esempio, sono invece la sezione “altri interessi” o le referenze. Una cosa che sconsiglio del tutto è inserire una fotografia nel CV: mai farlo in Polonia!
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Quante candidature hai inviato e chi ti ha risposto; con che tempi?
Prima di essere assunto nel mio attuale ruolo, ho cercato lavoro in maniera intensiva per circa quindici giorni. In questo periodo ho inviato una ventina di candidature puntando solo su quelle alle quali ero realmente interessato o per le quali ritenevo di avere chance. Ho ricevuto cinque o sei risposte negative via mail e due risposte che mi hanno rimandato a test online per passare a una seconda fase del processo di recruitment. Inoltre ho sostenuto due interviste telefoniche e una di queste ha poi portato al colloquio di persona che si è concretizzato nel mio attuale lavoro.
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È stato difficile trovare aziende che ti hanno offerto quello che ti aspettavi? Come hai maturato una decisione fra le offerte?
All’inizio avevo aspettative salariali ben precise ma poi le ho lievemente abbassate viste le offerte in cui mi imbattevo. Qui a Varsavia chi lavora nelle multinazionali in inglese o italiano guadagna fra i 2500 e i 4000 zloty (600-1000 Euro) netti al mese. Va detto, però, che il costo della vita è pari a meno della metà di quello di Milano, mentre affitti e trasporti costano un terzo o anche meno. Ho scelto di accettare il primo lavoro per cui ho sostenuto un colloquio di persona perché mi pareva una posizione interessante, in un’azienda importante, pagata meglio del mio lavoro precedente e ad appena venti minuti di metro da casa. Forse potevo aspettare ancora un po’ ed essere più selettivo, ma non ero sicuro di trovare lavori che avessero altrettanti lati positivi.
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Come ti prepari ai colloqui? Quale suggerimento puoi darci per fare bella impressione?
Cerco di documentarmi sull’azienda, cerco di capire ciò di cui si occupa, in quali Paesi opera, da quanto è in Polonia e così via; poi faccio lo stesso per quanto riguarda il ruolo che mi verrà offerto. Credo che mostrare conoscenza, interesse e curiosità nei confronti di chi vorrebbe assumerti sia importante e una forma di rispetto. Quando ero nel Regno Unito, anni fa, mi colpiva come gli operatori delle agenzie di lavoro insistessero su questo punto e da allora ci sto ancora più attento. Se riesco a trovarne, leggo anche su forum, blog, etc. opinioni di persone che lavorano o hanno lavorato per l’azienda: è un sistema che aiuta a capire cosa aspettarmi dal mio eventuale futuro datore di lavoro.
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Durante il colloquio hai fatto domande anche tu? Cosa pensi bisogna chiedere alle aziende?
[su_highlight background=”#d5dbfe”]Sì, di solito faccio domande anche io. E cerco anche di prendere qualche appunto su un bloc notes durante il colloquio: è un aspetto che in genere piace a chi ti intervista e aiuta a concentrarmi sugli aspetti essenziali.[/su_highlight]Credo che sia importante sapere che tipo di contratto ti verrà offerto, quanto sarà lungo il periodo di prova e quali sono gli orari standard di lavoro (e se prevedono o meno straordinari). A seconda del lavoro, poi, è utile sapere che tipo di training verrà fatto e quanti saranno i colleghi con cui dovrai lavorare. Infine, l’aspetto economico: per chi cerca lavoro in Polonia, il mio consiglio è di non essere timidi. Lo stipendio è importante e se dovessero esserci dei dubbi in merito, meglio chiedere durante il colloquio: ovviamente non come prima o seconda! In genere i datori di lavoro qui apprezzano chi non ha timore di toccare l’aspetto economico durante un colloquio di persona: è indice di carattere, ambizione, interesse.
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Hai affrontato un colloquio in inglese? Quanto ha pesato la sua conoscenza nel buon esito dell’interview?
I miei ultimi cinque lavori sono stati tutti all’estero e tutti hanno comportato almeno un colloquio in inglese. Ho anche avuto altri tre colloqui in inglese, per posizioni che ho poi scartato. Nel Regno Unito era fondamentale conoscere l’inglese almeno a livello C1, se non C2, mentre qui in Polonia spesso può bastare un B2. La differenza è che in UK l’italiano è una lingua in più da affiancare a un inglese che deve essere molto buono, mentre a Varsavia può capitare di lavorare anche solo grazie all’italiano e fra italiani. Tuttavia, visto che l’inglese è la lingua ufficiale delle multinazionali, è importante sapere che il colloquio o un’interview telefonica verranno comunque fatti in quella lingua. Per non parlare delle comunicazioni interne, con Risorse Umane (HR), contrattuali e così via. Se l’accento italiano nel parlare inglese è tollerato e, a volte, persino apprezzato in questi colloqui, è importante essere sicuri nell’esprimersi e mostrare chiarezza d’idee ed esposizione. Fondamentale anche essere abituati ad ascoltare e a capire cosa ci viene detto; senza dimenticare la parte scritta che può essere messa alla prova in test o esercitazioni prima, dopo o durante il colloquio.
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Come si può restare competitivi e non “rilassarsi” una volta che si è trovato un lavoro stabile?
Domanda difficile! Consiglio di tenere sempre gli occhi aperti perché una posizione che pare perfetta per noi può sempre saltare fuori e nessun lavoro è oggi al 100% sicuro, per cui un piano B va tenuto presente. Mi è capitato di lavorare per un’azienda del settore editoriale nel Regno Unito con un secolo di storia; ebbene un anno dopo averla lasciata, l’azienda ha dichiarato bancarotta. Quindi, con il senno di poi, ho fatto bene a prendere in considerazione e accettare un’offerta altrove. Se possibile, poi[su_highlight background=”#d5dbfe”]conviene frequentare corsi di perfezionamento, migliorare il proprio inglese o imparare un’altra lingua straniera. Acquisire competenze nuove e aggiungere qualifiche al proprio CV aiuta a restare competitivi.[/su_highlight]
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Hai suggerimenti e consigli da dare a chi desidera cercare lavoro in Polonia?
Suggerisco di avere un CV in inglese e un profilo LinkedIn efficaci e senza discrepanze. Qui molti datori di lavoro contattano possibili candidati tramite LinkedIn e, se vi candiderete per una qualsiasi posizione, potete stare sicuri che il datore di lavoro o un membro di HR o recruitment guarderà il vostro profilo. Meglio, quindi, che sia aggiornato, attendibile e il più possibile simile al CV che inviate. Consiglio poi di preparare una buona cover letter da aggiustare o integrare a seconda delle offerte di lavoro per le quali ci si candida. In Polonia si possono cercare posizioni che richiedano l’italiano – ce ne sono molte – ma bisogna essere pronti a sostenere un colloquio di persona, via Skype o telefonico in inglese: per cui bisogna sapersi destreggiare con entrambe le lingue. Anche se i tempi possono variare, i datori di lavoro polacchi rispondono (quasi) sempre. Nel caso delle multinazionali – numerose a Varsavia – consiglio di non scoraggiarsi se una risposta tarda ad arrivare: spesso i processi di recruitment in queste grandi aziende hanno diversi stadi e conviene essere pazienti. Infine una curiosità: i polacchi amano i documenti ufficiali. Per questo, cercate di premunirvi per tempo e avere a portata di mano tanto una copia dei vostri titoli di studio quanto “certificate of employment” rilasciato dalle aziende con cui avete lavorato in passato con data di inizio e termine dell’impiego. Senza questi documenti potreste non essere visti di buon occhio sia nel processo di assunzione che una volta assunti.
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