Millennials: una generazione ibrida divisa fra il sogno di un futuro all’estero e la paura di partire; un gruppo di giovani che guarda poca televisione ma adora lo streaming; mangia biologico mentre spippola sull’Ipad; legge Harry Potter e di nascosto (perché troppo mainstream!) guarda The Walking Dead.
Una recente ricerca presentata all’Università Cattolica di Milano tratteggia questa generazione (la Y) come pronta ad emigrare, desiderosa di mettersi in gioco a livello professionale e interessata a dotarsi degli strumenti migliori per farlo.
Ma da che parte cominciare? Sicuramente dall’inglese, croce e delizia di ogni italiano che si rispetti.
Già, perché ormai è chiaro che non si può sopravvivere senza l’inglese:[su_highlight background=”#d5dbfe”]è la lingua degli affari (oltre che di Sua Maestà), del mondo 2.0, dei social network, di Bridget Jones e degli Avengers. E poi ti permette di partire, viaggiare e visitare paesi lontani in autonomia e ti apre a una serie di possibilità che, altrimenti, ti sogneresti solamente![/su_highlight]
Ecco perché oggi voglio presentarti i risultati di una ricerca condotta da noi di My English School per rispondere a una domanda molto semplice: perché gli italiani studiano l’inglese?
Per farlo abbiamo analizzato un campione di 7800 persone interessate a frequentare un corso di inglese presso le nostre scuole e abbiamo ottenuto risultati davvero interessanti.
Myes Report 2015. Perché gli italiani studiano l’inglese?
Dalla ricerca, relativa ai dati del 2015, è emerso che, a livello nazionale,[su_highlight background=”#d5dbfe”]la motivazione principale per cui gli italiani studiano l’inglese è una: quella legata al lavoro (36%)[/su_highlight]– e che va dall’avanzamento di carriera alla crescita professionale, già “primato” fra le motivazioni espresse per la ricerca 2014.
Ma il dato più interessante è che[su_highlight background=”#d5dbfe”]sta crescendo il numero di coloro che utilizzano l’inglese come trampolino di lancio per una carriera all’estero[/su_highlight](rispetto al 2014 la percentuale è raddoppiata): se il 13% punta a un lavoro, l’8% vuole studiare fuori dal confine nazionale; il 21% del campione è quindi desideroso di lasciare l’Italia e partire alla volta di paesi anglofoni.
Fra coloro i quali vogliono restare in patria – almeno per il momento – c’è l’11% degli intervistati interessato all’ottenimento di una certificazione internazionale e una stessa percentuale (11%) di studenti che hanno bisogno di migliorare il proprio livello d’inglese per motivi scolastici.
Ma dal Myes Report emerge che c’è spazio anche per il divertimento e il relax: il 5% degli intervistati ha dichiarato di studiare l’inglese perché desideroso di mettersi alla prova durante un viaggio alla scoperta di terre lontane (tuttavia il dato appare dimezzato rispetto al 2014 complice, forse, la situazione economica).
Infine il sondaggio ha confermato un fatto già emerso dalla ricerca di due anni fa: esiste una importante differenza fra le motivazioni dichiarate rispettivamente da donne e uomini.[su_highlight background=”#d5dbfe”]Le prime, infatti, affermano di studiare l’inglese soprattutto per cultura personale (e sono più della metà di quell’8% interessato all’inglese per cultura); i secondi lo fanno principalmente per rendere più spendibile sul mercato del lavoro il proprio curriculum (e sono più della metà di quell’8% interessato all’inglese per potenziare il cv).[/su_highlight]
E tu perché studi l’inglese?
Alla luce del Myes Report, tu da che parte stai? Studi l’inglese per cultura personale? Oppure punti a migliorare il tuo cv? Per facilitarti il compito abbiamo preparato la bellissima infografica che vedi qua sopra: e tu, a quale “fetta di torta” appartieni?
Ah, c’è un’altra cosa: il Myes Report non poteva limitarsi a guardare da lontano. Nel 2015 c’erano 11 scuole Myes dislocate in 10 città diverse (oggi ne contiamo ben 13 in 12 città), ognuna con una sua particolarità, ognuna con una propria anima e ognuna con i propri studenti.[su_highlight background=”#d5dbfe”]Siamo partiti proprio da qui, dalle specificità di ogni città e abbiamo zoomato sui singoli centri: con la nostra lente di ingrandimento abbiamo spulciato i motivi che spingono gli iscritti a studiare l’inglese.[/su_highlight]Città per città!
E anche i risultati di questi “report nel report” puoi vederli riassunti e rappresentati nella nostra splendida infografica.
Bari
Qui la situazione è molto simile a quella evidenziata a livello nazionale: il 33% degli intervistati studia l’inglese per necessità lavorative e un altro 33% è interessato a una certificazione. Nonostante il dato sia un po’ in calo rispetto al 2014, rimane alta la percentuale di coloro che dichiarano di studiare l’inglese per cultura personale (13%) e questo è perfettamente in linea con l’immagine di un centro culturale forte e di pregio quale quello pugliese.
Bologna
A Bologna le cose sono cambiate rispetto al report 2014: due anni fa il 60% degli studenti interessati alla propria carriera era donna. Nel 2015 il gender gap non si è ridotto, si è solo spostato sul versante di coloro che desiderano trasferirsi all’estero per studio o per lavoro (30%): il 65% di chi mira a utilizzare l’inglese come trampolino di lancio per lasciare l’Italia è, infatti, uomo.
Firenze
Qui gli iscritti vogliono soprattutto[su_highlight background=”#d5dbfe”]migliorare il proprio curriculum: il 54% desidera renderlo più appetibile agli occhi di un reclutatore.[/su_highlight]Ma non sorprende che, in una città ricca di cultura e storia come Firenze, il 33% si sia dichiarato interessato allo studio dell’inglese principalmente per cultura personale!
Genova
Il capoluogo ligure è una delle poche città italiane in cui l’inglese si studia soprattutto per cultura personale: il 35% prende lezioni per puro piacere ma, allo stesso tempo, c’è anche chi desidera migliorare la propria posizione lavorativa (il 23%) e chi vorrebbe rendere il proprio cv più spendibile sul mercato del lavoro (17%).
Milano
Gli iscritti milanesi, come già evidenziato nel report 2014, sono soprattutto interessati al miglioramento della propria posizione lavorativa (42%) e questa percentuale così alta dimostra quanto il capoluogo lombardo sia davvero il cuore pulsante dell’economia e degli affari del paese. Ma non si tratta solo di business perché è alto il numero di chi ha detto di studiare l’inglese per cultura personale (32%).
Modena
Se l’Italia è un paese di santi, poeti e navigatori, sappi che questi ultimi sono principalmente modenesi! Infatti, come già evidenziato dal report 2014,[su_highlight background=”#d5dbfe”]una buona percentuale di iscritti studia l’inglese per rendersi più autonomo durante viaggi alla volta di mete esotiche e paesi lontani.[/su_highlight]A confermare l’indole “itinerante” degli studenti modenesi c’è un 34% del campione che si dichiara pronto a trasferirsi all’estero per motivi di studio o di lavoro.
Palermo
Si mantiene alta, rispetto a due anni fa, la percentuale di coloro che puntano a una certificazione internazionale (22%). Inoltre gli iscritti palermitani risultano essere fra i più giovani a livello nazionale: infatti[su_highlight background=”#d5dbfe”]il rapporto fra coloro che frequentano ancora la scuola e coloro che, invece, già lavorano è quasi di 3 a 1.[/su_highlight]In ogni caso la maggioranza degli iscritti vuole migliorare la propria posizione lavorativa senza dover necessariamente lasciare la soleggiata città siciliana (41%).
Roma
Nella capitale assistiamo a una sorta di “spaccatura” fra le motivazioni che spingono gli intervistati allo studio dell’inglese: il 27%, infatti, lo fa per migliorare la propria posizione lavorativa e le prospettive professionali; tuttavia la medesima percentuale coinvolge anche coloro i quali desiderano spostarsi all’estero (sempre il 27%).
Torino
Qui il 48% degli iscritti studia l’inglese per necessità lavorative e si mantiene bassa la percentuale di coloro che vogliono spostarsi all’estero per studio o per lavoro (solo il 4%) a conferma che Torino è una città che offre buone occasioni lavorative e di formazione.
Verona
Questo è uno dei centri con la maggior percentuale di studenti interessati a una certificazione internazionale (46%); ma in seconda battuta c’è anche un 33% che punta a ottenere idoneità linguistiche richieste da uno specifico corso di studi (e[su_highlight background=”#d5dbfe”]questo potrebbe indicare che le scuole italiane ancora stentano a preparare adeguatamente gli studenti dal punto di vista linguistico).[/su_highlight]