Il Regno Unito, pioniere nella storia per quanto riguarda le lotte per i diritti dei lavoratori, nonché primo paese al mondo ad avere delle unioni sindacali, le Unions, ha ancora oggi una legislazione sul lavoro rigorosa che garantisce diritti e protezioni ai lavoratori. Se sogni di lavorare nel paese di Sua Maestà – magari perché stai già frequentando dei corsi di Business English – potrebbe tornarti utile conoscere i principali contratti di lavoro in Inghilterra, perciò continua a leggere!
Quali sono i contratti di lavoro in Inghilterra?
L’elemento fondante di ogni rapporto di lavoro è il contratto, che per essere valido, deve necessariamente dichiarare:
- il nome del datore di lavoro
- il suo indirizzo
- il nome del dipendente
Gli altri dettagli, come ad esempio la tipologia dello stesso, sono definiti a seconda del caso. A proposito di tipologie, i più diffusi contratti di lavoro in Inghilterra sono:
- Temporary contract: spesso usato per i seasonal jobs, per esempio durante le vacanze natalizie, quando i negozi hanno bisogno di più personale. È possibile che, una volta terminato il periodo festivo, venga offerta una posizione permanente
- Fixed term contract: contratto a durata determinata, simile alla stessa tipologia italiana, nel quale deve essere chiaramente indicata la data di inizio e fine lavoro
- Permanent contract: contratto a durata indeterminata
- Zero Hour contract: contratto a zero ore, che non garantisce un lavoro regolare con un numero di ore a settimana fisso. Il datore di lavoro richiede dei turni di lavoro che si possono accettare o meno (simile agli italiani contratti a chiamata)
Se si decide invece di lavorare per conto proprio (self employed o freelance), bisognerà dichiarare la propria attività e pagare da sé le tasse.
Contratti di lavoro in Inghilterra: paga, ferie, malattia
Per quanto invece riguarda la paga, per legge, i lavoratori in UK devono ricevere almeno una paga minima, il minimum wage, il quale può variare in base alla regione, all’occupazione, all’età, quindi è consigliabile verificare con un’organizzazione sindacale o il governo per ulteriori informazioni.
A partire dai 25 anni non si parla più di minimum wage ma di national living wage. Esiste anche la living wage, differente (superiore) per Londra e per il resto del Regno Unito. La living wage è stabilita dalla Living Wage Foundation, che calcola il costo della vita nel Regno Unito e in base a ciò stabilisce quanto una persona debba essere pagata per vivere adeguatamente.
La modalità di pagamento varia molto a seconda del lavoro: può essere settimanale, bisettimanale o mensile, pagata tramite bonifico o in contanti (più raramente). La maggior parte delle persone ha un contratto di lavoro con una paga annua, mentre altre, soprattutto nel retail, sono pagate all’ora e il lavoratore riceve a fine mese una busta paga (cartacea o elettronica) con elencati il numero di ore lavorate, lo stipendio e le tasse dedotte.
Se si lavora con dei target (molto usati nella vendita e nel recruitment), si riceve ogni mese una paga minima fissa più le commissioni qualora si raggiunga il target.
Al contrario dell’Italia, i contratti di lavoro in Inghilterra non prevedono tredicesime o quattordicesime, ma in diverse compagnie è usanza ricevere un bonus verso fine anno.
La legge britannica stabilisce anche i diritti dei lavoratori in caso di malattia e le responsabilità dei datori di lavoro: in caso di malattia, il datore di lavoro deve iniziare a pagare il lavoratore a partire dal quarto giorno di assenza. Questo significa che i primi tre giorni di malattia non sono retribuiti; molte aziende scelgono di pagare i dipendenti sin dal primo giorno di malattia, ma ciò non è obbligatorio.
Parlando di ferie, in generale, i lavoratori nel Regno Unito hanno diritto a un periodo di holidays retribuite di 28 giorni all’anno, che può includere i giorni festivi riconosciuti, le bank holidays. Tuttavia, il modo in cui vengono calcolate le ferie può variare in base all’azienda: alcune aziende offrono ferie fisse, mentre altre calcolano il diritto alle ferie in base al numero di giorni lavorati o all’anzianità del lavoratore. Molte aziende, infine, offrono ferie aggiuntive o bonus per incentivare i dipendenti a prendersi una pausa dal lavoro.
Erika A. – Teacher