Lo smart working (o lavoro intelligente o agile) è una modalità flessibile di impiego della quale si parla sempre più spesso e che prevede che il lavoro possa essere svolto anche al di fuori dell’ufficio preposto… da remoto e anche da casa! Magari non tutti i giorni e secondo orari ben precisi; in ogni caso lo smart working è oggi una realtà radicata, diffusa, regolamentata e in forte espansione.
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L’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, ha calcolato che sono circa 305mila i lavoratori “flessibili” in Italia e che i benefici di questo nuovo modo di lavorare sono davvero tanti. Il lavoro intelligente, infatti, migliora la produttività , riduce l’assenteismo, fa diminuire i costi per gli spazi fisici, fa abbassare i livelli di inquinamento e migliora nettamente la qualità della vita del lavoratore. Detto questo, il lavoro da casa non è la panacea di tutti i mali, anche perché non è cosa per tutti e non è semplice come si potrebbe pensare; servono skill precise e una particolare predisposizione caratteriale.
Qualche settimana fa gli amici di Ninja Marketing hanno affrontato questo argomento in un interessante articolo che puoi trovare qui e che parte dalla teoria delle personalità (per chi lavora in ufficio) ed arriva a[su_highlight background=”#d5dbfe”]ridisegnare l’identikit dello “smart worker ideale”.[/su_highlight]
Accanto agli spunti dei Ninja, voglio oggi darti i miei spunti, maturati in anni di lavoro da freelance prima e in ambienti che incoraggiano lo smart working, poi.
Lavorare da casa: hai tutte le skill necessarie?
- Lo smart worker svolge di solito mansioni di concentrazione o che richiedono momenti di raccoglimento e di “solitudine professionale”. Ecco perché è persona che non teme l’isolamento, la solitudine e la mancanza di interazione con capi e colleghi.
- Nonostante ciò, chi lavora da casa è dotato anche di una buona capacità comunicativa, necessaria per rimanere in contatto con capi e colleghi e di conseguenza è abile nell’utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione online (da Skype a Google Hangouts, passando per FaceTime e piattaforme di condivisione).
- [su_highlight background=”#d5dbfe”]Lo smart worker ha una grande autodisciplina:[/su_highlight]cominciare a lavorare al mattino presto o finire alla sera tardi (magari per recuperare qualche ora dal giorno successivo), in pigiama, con il gatto, il frigo, la tv e la famiglia a disposizione non è facile come sembra. Occorre una grande forza di volontà e determinazione per cominciare a lavorare e portare a termine i propri compiti in queste condizioni e non è cosa da tutti! Gli spazi dell’ufficio conciliano il lavoro e il fatto di trovarsi tutti i giorni a una scrivania, “obbliga” quasi alla produttività ; il divano di casa, no!
- Per il motivo di cui sopra, questo lavoratore è di solito una persona entusiasta e con un forte senso di appartenenza all’azienda… nonostante lavori da casa propria!
- Chi lavora da casa è spesso[su_highlight background=”#d5dbfe”]più affabile, aperto e propositivo quando poi si trova in ufficio[/su_highlight]in quanto lo smart working gli consente di non essere costantemente sottoposto a stress e pressioni derivanti dal confronto continuo con i colleghi e con l’ambiente di lavoro.
- Lo smart worker è in grado di gestire in maniera ottimale il tempo, è puntuale e sa stabilire priorità precise sia a breve (la giornata lavorativa) che nel lungo periodo (obiettivi e impegni settimanali, mensili, annuali, etc.).
- Si tratta di un dipendente tecnologicamente molto competente per un semplice motivo: a casa, nella solitudine del proprio pc e della propria stampante, non si ha a disposizione un ufficio IT o un collega al quale chiedere un consiglio di natura tecnica, tecnologica o informatica. Non c’è nessuno che lo aiuti con tool, software, programmi open source, etc.[su_highlight background=”#d5dbfe”]C’è solo il lavoratore, che deve essere il più autonomo e competente possibile. Un qualsiasi intoppo potrebbe compromettere tutto il lavoro![/su_highlight]
- Lo smart worker è assai organizzato e riesce a gestire il tempo e lo spazio in maniera ottimale: si assicura di intervallare il lavoro con momenti di pausa e sa distinguere lo spazio del lavoro da quello della vita e delle attività private. È questo che lo rende efficiente più di un impiegato fisicamente presente in ufficio.
- Si tratta di un individuo che ha un ottimo autocontrollo: secondo uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review il 53% di chi ha praticato smart working almeno una volta nella propria vita professionale, ha temuto che i colleghi presenti in ufficio stessero parlando male di lui (come a dubitare che, lavorando da casa, il collega stesse lavorando davvero). Riuscire a lavorare da casa mentre si ha questo peso addosso presuppone un buon dominio, nervi saldi e una certa sicurezza di sé.
- Lo smart worker è[su_highlight background=”#d5dbfe”]concentrato sul proprio rendimento e punta ad ottimi risultati e grandi obiettivi:[/su_highlight]questo perché, non trovandosi fisicamente presente e visibile agli occhi del capo, cerca di mettersi in luce grazie all’ottimo lavoro svolto.
- Visto il punto sopra, il dipendente che lavora da casa, è per antonomasia flessibile e cerca in ogni modo di assecondare le richieste di capi e colleghi (anche se questa può rivelarsi un’arma a doppio taglio).
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