Mentre la Svezia si prepara a introdurre la giornata lavorativa di 6 ore per garantire l’efficienza e il benessere dei suoi impiegati, mi trovo a riflettere su un argomento molto caro a tanti lavoratori un po’ di tutto il mondo: quali sono i paesi in cui conviene maggiormente lavorare?
Diciamoci la verità, noi italiani amiamo lamentarci un po’ di tutto, specialmente del lavoro e siamo sempre pronti a scioperare e a scendere in piazza quando avvertiamo che i nostri diritti non sono rispettati (ma lo facciamo anche per molti altri motivi!).
Tuttavia, quando avrai finito di leggere questo articolo, ti riterrai un po’ più fortunato perché, per una volta, nella classifica dei paesi in cui conviene lavorare, l’Italia non è messa così male.
Global Right Index 2015
Ma, procediamo con ordine. La classifica a cui faccio riferimento è il Global Right Index 2015, l’elenco mondiale dei paesi che tutelano maggiormente i diritti dei lavoratori dipendenti, pubblicato annualmente dall’International Trade Union Confederation (ITUC), la confederazione internazionale dei sindacati. La graduatoria è ottenuta analizzando ben 97 fattori (solo per citarne alcuni: il rispetto dei diritti dei lavoratori, il diritto allo sciopero, la durata delle ferie, l’ammontare degli stipendi) e mettendo insieme le indicazioni fornite da 325 unioni sindacali nel mondo.
L’ITUC analizza le violazioni dei 97 indicatori, suddivide i paesi in 6 gruppi (dal rating 1 al 5+) e stila la classifica dei migliori e dei peggiori paesi in cui lavorare.
I bravissimi (violano solo dagli 0 agli 8 fattori su 97) = rating 1
Qui i diritti sono tendenzialmente garantiti: i lavoratori possono associarsi liberamente, difendersi dalle ingerenze di governi o datori di lavoro e hanno potere contrattuale. In testa alla classifica, quindi, si trovano, da un lato, i bravini di sempre, dall’altro alcune presenze inaspettate: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda. Ma anche Italia, Lituania, Montenegro, Olanda, Norvegia, Slovacchia, Svizzera, Uruguay, Svezia e Norvegia.
I somari (violano più di 36 fattori su 97) =rating 5 e 5+
Qui i lavoratori non hanno accesso ai propri diritti e sono esposti a regimi dispotici e ingiusti. Spesso questa situazione è aggravata da situazioni di conflitto interno; solo per citare alcuni paesi: Iraq, Libia, Siria, Bielorussia, Cina, Egitto, Grecia, India, Arabia Saudita, Ucraina, Turchia.
Una curiosità che fa riflettere è che alcuni paesi comunemente considerati meta privilegiata per chiunque voglia lavorare all’estero, non sono poi così ben posizionati: gli USA hanno un rating 4 (cioè violano i diritti dei lavoratori sistematicamente e questi ultimi non hanno alcuna possibilità di replica), Australia e Regno Unito hanno rating 3 (il governo interferisce regolarmente nelle questioni relative ai diritti dei lavoratori e, spesso, sono presenti gap costituzionali e giuridici che consentono queste ingerenze).
Il Better Life Index
Se il fatto che l’Italia, per una volta, non si trovi in coda alla classifica ti ha fatto ben sperare, aspetta a cantare vittoria! L’Ocse, infatti, ha da qualche tempo iniziato a compilare il Better Life Index, un report che mette a confronto il livello di benessere di diversi paesi sulla base di alcuni essenziali indicatori: [su_highlight]lo stipendio medio, la probabilità di ottenere un lavoro, l’accesso all’educazione e alle cure mediche, il livello di soddisfazione generale, la presenza di una comunità attiva, la sicurezza personale, l’equilibrio vita privata/lavoro e la capacità di acquisto di una casa.[/su_highlight]
Dalla classifica generale emerge che il paese migliore in cui vivere e lavorare (cioè quello col maggior grado di benessere) è l’Australia, seguita dalla Svezia e dalla Norvegia e poi Svizzera, Danimarca, Canada e Stati Uniti. Purtroppo l’Italia è solo alla posizione 23.
Se, comunque, sei seriamente intenzionato a lavorare all’estero, il mio consiglio è quello di leggerti attentamente le classifiche sopracitate perché alcuni dei paesi nell’immaginario collettivo più appetibili lavorativamente parlando, potrebbero rivelarsi grosse delusioni per quanto riguarda i diritti del lavoratore!