Hai mai sognato di partire e lasciare tutto? Girovagare per il mondo, fare esperienze, conoscere persone, magari trovare te stesso: in una parola vivere lontano da quella che, vuoi per gli impegni, i ritmi frenetici e lo stress chiamiamo “vita quotidiana”. La protagonista del Ted Talks di oggi ha fatto proprio questo: è partita per un anno “sabbatico” e ha viaggiato alla ricerca di se stessa; così ha conquistato la felicità . Dalla sua esperienza di vita e di viaggio è nato un libro e poi un film, “Eat, pray, love” ma, ancora prima di questo, un suo articolo aveva ispirato il film “Le ragazze del Coyote Ugly“.
Elizabeth Gilbert era una “unpublished diner waitress” devastata dalle numerose lettere di rifiuto ricevute per i suoi lavori di aspirante redattrice e romanziera. Nessuno si aspettava che sarebbe diventata una scrittrice di successo, autrice del best seller “Mangia, prega, ama“, dal quale è stato tratto anche un famoso film con Julia Roberts. Ma ciò che stupisce è che, nelle sue parole,[su_highlight background=”#d5dbfe”]è stata proprio la notorietà a portarla a ritrovarsi e ad identificarsi fortemente con il suo io precedente: quella giovane cameriera che tutti i giorni scriveva e tutti i giorni si scontrava con il rifiuto.[/su_highlight]
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Successo e fallimento: come rimanere creativi?
Nel video di oggi la Gilbert riflette sul perché il successo può essere disorientante così come lo è il fallimento e fornisce alla platea un metodo semplice ed efficace per andare avanti sempre e comunque, indipendentemente dai risultati.
Di cosa si tratta? Di[su_highlight background=”#d5dbfe”]tornare a casa, sempre, nonostante i fallimenti e soprattutto nonostante i successi. Non la casa fisica in cui abitiamo ma quel luogo sicuro rappresentato da ciò che ci piace fare, ciò che amiamo veramente.[/su_highlight]
For me, going home meant returning to the work of writing because writing was my home, because I loved writing more than I hated failing at writing, which is to say that I loved writing more than I loved my own ego, which is ultimately to say that I loved writing more than I loved myself.
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