Se pensi che il turismo contemporaneo abbia ucciso i Viaggiatori, ti sbagli. Se pensi che oggi sia impossibile fare un viaggio sfuggendo alle grinfie dei tour operator, continui a sbagliare. Se pensi che con la globalizzazione è tutto vicino e niente può più sorprendere un viaggiatore in terra straniera, sei ancora una volta molto lontano dalla verità. E non sei da biasimare.
Fa tutto parte di un disegno appositamente studiato e progettato per renderti insicuro all’estero e per portarti a pensare i tuoi viaggi solo in chiave turistica, protetto e tarpato da chi il viaggio lo organizza per te, previo pagamento di somme ingenti e con le modalità che più fanno loro comodo (in termini economici ma anche politici). In molti provano a rifiutare questa logica consumistica e preconfezionata, ma vengono spesso additati come fricchettoni o semplici incoscienti.
Ma continuano ad essere in diversi a pensare che viaggiare sia qualcosa di più di stare spaparanzati su un lettino in spiaggia. A volte, qualcuno di questi nuovi esploratori decide di condividere con gli altri quello che ha scoperto scegliendo di viaggiare al di fuori dei sentieri battuti, ed è così che sono venuta a conoscenza della particolare storia di Clemente Perazzo Gonzales.
Il Progetto 7 stelle
Clemente è originario di un paese ligure, ma vive e lavora in Lituania. Attratto da esperienze di tipo estremo, ha un passato da arrampicatore. Negli anni, il concetto di sfida verticale è stato però elaborato e trasferito in orizzontale, così dalla cima delle montagne, oggi Clemente veste i panni di un nuovo personaggio, L’Azzurro, che si propone come viaggiatore/esploratore del nostro tempo.
Seguendo una logica molto affascinate, L’Azzurro vuole intraprendere una serie di percorsi (7, che costituiranno il “Progetto 7 stelle”) sulle strade che hanno fatto la storia dell’uomo e condividere queste sue esperienze tramite un blog, come ipotetico rimedio al ‘piattume’ degli interessi del grande pubblico che ha perso la curiosità nei confronti del mondo e che si diverte a guardare un gruppo di disperati rinchiusi in una casa e spiati 24 ore su 24 dalle telecamere. Utilizzando lo stesso tipo di mezzo (telecamera, foto, social network, il blog) vuole offrire contenuti diversi, originali e che riescano finalmente a far riflettere le persone. I percorsi scelti sono:
- La strada dei Teschi e delle ossa + Transiberiana
- La via della seta
- Karakorum Highway
- La via degli Hippy degli anni ‘70
- Transamerica
- Transafricana
- Transoceanica
Ovviamente le regole del gioco sono molto particolari. Il progetto prevede che Clemente segua questi 4 semplici principi:
- i mezzi consentiti per gli spostamenti sono i piedi, le bici, eventualmente il nuoto (!) e l’autostop. Quindi niente mezzi a motore propri, ne’ treni aerei ecc.
- non si paga per dormire. Si può solo approfittare dell’ospitalità della gente o contattare altri couch surfer
- non si deve avere fretta
- le regole esistono per essere infrante
La strada dei teschi e delle ossa e la transiberiana
Primo percorso scelto è una delle strade più pericolose e dissestate del mondo, la M56 o Kolyma che unisce la città di Magadan nell’estremo est russo alla città di Nevier, da lì si allaccia alla Transiberiana che conduce fino alle porte dell’Europa.
Il macabro soprannome pare sia dovuto al fatto che durante la sua costruzione, condotta per lo più dai prigionieri deportati durante lo stalinismo, molti degli operai siano morti e che le loro ossa siano state mescolate alla ghiaia che compone la strada. Proprio un bel posticino!
Al di là di questo, che già non è un gran biglietto di presentazione, è noto che avventurarsi da soli, a piedi, in qualità di stranieri per quei territori non sia proprio una passeggiata sul lungomare. Sono tante le storie (non esattamente a lieto fine) che raccontano di luoghi senza legge, banditi, orsi, lupi, per non parlare del fatto che è possibile trovare cibo e acqua solo nelle stazioni di servizio e nei villaggi che spesso distano tra loro anche più di 200 Km. E allora, cosa diavolo ci è andato a fare, vi starete chiedendo? Noi giriamo la domanda al diretto interessato, che ci tiene a sottolineare che la sua esperienza non è da considerarsi così estrema e che ‘estremo’ è un aggettivo che assume un significato diverso per ognuno di noi.
Intervista a L’azzurro
Tutti siamo curiosi di sapere come è andato questo viaggio, che sensazioni hai provato durante un’esperienza così al limite e se quelli che ti hanno messo in guardia circa la pericolosità dei luoghi avevano ragione o stavano solo esagerando… insomma, sei fortunato a parlare con noi oggi o è andato tutto liscio?
Quando parlo della mia esperienza tutti la definiscono estrema, al limite…ma per me camminare in un posto in mezzo alla gente e accettare passaggi, dovrebbe essere considerato perfettamente normale. La montagna, per esempio è tecnicamente estrema, ha delle difficoltà oggettive, misurabili. Se l’avessi fatta tutta a piedi o in bici, allora sì, sarebbe stato incredibile! E infatti il mio obiettivo è dimostrare proprio questo: la paura dell’altro e del diverso sono infondate e ci sono state inculcate nella mente. Il viaggio dell’Azzurro vuole proprio condividere questa verità, forse non riuscirà a cambiare la mentalità chiusa della maggior parte delle persone, ma spero almeno di poter stimolare una riflessione così da rivalutare la ‘questione dell’altro’. ‘L’altro’ è un concetto molto dibattuto anche in filosofia e io credo che solo attraverso l’altro, tu possa capire te stesso. E’ l’altro che ti mostra per quello che sei, attraverso il confronto. Detto questo, diciamo che sono stato fortunato perché alla fine è andato tutto bene, ma non sono mancati momenti difficili come ci si può aspettare da un viaggio come questo.
Quindi non hai avuto grosse difficoltà.
Beh difficoltà oggettive te le posso trovare. Sei comunque a 17000 km da casa, può capitare di aspettare ore per la strada prima che passi qualcuno a cui chiedere un passaggio, quindi ti annoi, sei sotto il sole o sotto la neve, divorato dagli insetti…ma sono tutte cose che non definirei estreme. Un problema grande in Russia sono le strade, lo stile di guida e l’alcolismo. Ecco, se ti devo dire una cosa che mi ha preoccupato su tutte, è la condizione in cui si guida in Russia, non ho mai visto tanti incidenti stradali e io stesso sono finito fuori strada a 150 km/h! Per quanto riguarda i discorsi sulle bestie selvatiche, gli unici orsi che ho visto erano in gabbia in un autogrill… ci saranno di sicuro, ma ho avuto più da pensare a causa degli ubriaconi, che degli orsi!
Hai mai avuto voglia di fermarti?
Allora il percorso era volutamente da est verso ovest, proprio per ‘costringermi’ ad andare in quella direzione, poi c’era anche il fatto che col passare dei mesi si avvicinava l’inverno e non ero organizzato per poter affrontare un inverno russo. Io sono arrivato in Europa il 20 di Novembre sotto una bufera! Quindi avevo questi fattori ‘oggettivi’ dalla mia per andare avanti e in più mi sono successe così tante cose, ho superato tante piccole sfide che mi hanno fatto pensare che era giusto andare avanti, come dei segni. Per tornare alla domanda se sono stato o no fortunato ad arrivare vivo a casa, voglio aggiungere che ok, non è il posto più sicuro al mondo, i russi sono i primi a non fidarsi di loro stessi. Ma è tutta questione di percezione. Anche città come Milano Palermo e Napoli sono statisticamente molto pericolose. In Siberia probabilmente le statistiche sono difficilmente verificabili e le regole poco rispettate, ma io, in quanto italiano e non russo (tra di loro e tra etnie diverse sono molto cattivi) non ho mai corso pericoli reali, solo situazioni difficili da gestire.
Com’è la Russia che hai vissuto, quella lontana migliaia di km da Mosca e San Pietroburgo?
Per risponderti ti posso linkare un video. E’ l’impatto iniziale a Magadan…
nel video sono sconvolto e preso male perché non sono andato in Africa, sono andato in una delle potenze economiche mondiali, con la bilancia commerciale attiva, un PIL altissimo, ricchissima di risorse minerarie, petrolio, città lussuose e iper-ricche. E mi sono ritrovato in case senza cucina, a mangiare roba inaccettabile, ad avere internet che andava a 10 kb al secondo (inoltre, la rete la paghi a Gb consumati, roba strana). E se poi vogliamo dirla tutta, la Russia che ho visto io è brutta, è una discarica a cielo aperto! Lande infinite, foreste senza un inizio ne’ una fine e qualche città, anche bella ( ci hanno messo lo zampino architetti italiani però). Ma come vi ho detto, il mio è stato un viaggio tra le persone, non cerco luoghi affascinanti dal punto di vista storico/paesaggistico. Ecco il link ad un altro video, qui sono davvero nel luogo più sperduto!
E i russi invece?
I racconti che i Lituani fanno dei russi (prima del viaggio lavoravo già in Lituania come insegnante) sono a dir poco infamanti. Ma i lituani sono un po’ nazionalisti e ‘fascisti’ se vogliamo, in questo senso. La mia esperienza personale con i russi l’avevo avuta a San Pietroburgo, e li ho trovati fantastici, ma ero in una città, cosmopolita, qualcuno parla anche inglese. Quello che mi ha colpito dei russi che ho incontrato durante il viaggio nei panni dell’Azzurro, è stata la loro generosità. Sono davvero ospitali, non ti fanno mai sentire solo, non perdono l’occasione di offrirti tutto, bere, mangiare, passaggi ecc. Fatevi un’ idea con questo video.
Come ho detto, molto era dovuto al fatto che ero straniero, e quindi già solo per questo, motivo di forte curiosità. Ero un italiano, quindi ancora più avvantaggiato. Se fossi stato russo non avrei avuto la stessa accoglienza. I russi non si fidano dei russi! E questa loro disponibilità mi si è ripresentata tutta davanti quando ho concluso il mio viaggio con un’esperienza paradossale: arrivato a Vilnius, la città lituana dove avevo vissuto per anni, ho dovuto PAGARE per dormire in un ostello! Per le più svariate ragioni, nessuno dei miei amici e conoscenti mi ha ospitato (ho passato 8 mesi in Russia senza cacciare un euro per dormire).
Come hai comunicato con quelle persone?
Ho iniziato con un dizionario in mano, nel giro di 2/3 mesi parlavo russo tanto da riuscire a farmi capire, ma il primo mese è stata dura!
Hai mantenuto qualche contatto? Sai, spesso li immaginiamo freddi e distaccati…
Come no! Tantissimi, tante persone con cui ho parlato, che mi hanno ospitato, che mi hanno dato un passaggio. E’ stato più complicato per me mantenere i rapporti, avrei voluto coltivarli di più. Posso affermare che se facessi un visto per la Russia oggi, tempo un’ora sul FB russo e avrei qualcuno che mi ospita, cosa che invece non è successa al mio ritorno a Vilnius!
Ma quindi sono stati i Lituani a farti venire la voglia di andare a scoprire la Russia e i russi o c’è dell’altro?
Infatti, in realtà la storia parte da molto tempo addietro: Da piccolo soffrivo di attacchi di panico e l’unico posto dove riuscivo a rilassarmi, era al gabinetto! Lì sfogliavo l’Atlante geografico di mio padre e mi perdevo nei posti più strani e casualmente, la mia testa si è fermata su quella parte della Russia, la Jacuzia. Sono sempre stato affascinato dai posti isolati, remoti, le montagne, le temperature estreme… Questo, unito alla passione per il couchsurfing e l’autostop, che mi è venuta poi, e i lituani russofobici, ha determinato la scelta della destinazione!
Parlaci della tua passione per l’autostop e il couchsurfing.
Per me l’autostop è il modo più puro di entrare in contatto con un’altra persona. Se l’obiettivo del Progetto 7 stelle è quello di riconsiderare la questione dell’altro, il modo migliore di afferrare questo concetto è proprio l’autostop perché è un vero e proprio atto di fiducia. Sia chi dà il passaggio che chi lo riceve, ha paura, ma deve fidarsi dell’altro. E’ un incontro casuale, non programmato in cui due persone si affidano l’uno all’altro. Il mio consiglio è quello di mostrarsi sempre sicuri e mai timorosi, un po’ come con i cani! In più ci vuole un po’ di capacità psicoanalitica per capire l’altro e decidere cosa si può dire o fare e il gioco è fatto. Per riprovare quelle sensazioni, ho già fatto due volte Italia-Lituania in autostop! Il couchsurfin è diverso ovviamente, pur rimanendo un buon mezzo di ‘conoscenza’, non lo considero così puro. Perché è comunque intenzionale e tramite il sito accedi a tutti i profili, hai delle referenze, ti fai un’idea di chi hai di fronte. Se lo paragono ai vecchietti conosciuti per strada che mi hanno dato da dormire e da mangiare, capite che non siamo sullo stesso piano. Però come in tutte le cose che si devono piegare a logiche commerciali e larga diffusione, non potrebbe essere altrimenti ed è comunque un’ottima cosa.
Con tutto il materiale che hai su questo viaggio, so che vorresti realizzare un film…
Si è vero, ho tantissimo materiale e il film fa parte del progetto, ma non sono un tecnico e ho un tera di roba che va vista, tradotta, tagliata, montata e poi servono riprese per collegare i pezzi di storia. Quindi devo trovare qualcuno che creda nel progetto ( perché a guardare tutto, ti annoi anche!), qualcuno che sappia italiano, russo e inglese o che coordini dei traduttori e dei tecnici di ripresa e montaggio e quindi tempo e denaro. Da solo ho provato a sottotitolare un video di 30 minuti ci ho messo delle ore, quindi per ora il film è rimandato!
Il Progetto 7 stelle continua?
Il progetto continuerà. Da quando sono tornato in Lituania, sono dietro ad una mia attività a Vilnius che mi ha tenuto impegnato due anni e mezzo tutti i santi giorni, ma ora sta cominciando a dare i suoi frutti. Se tutto va bene, mi dovrebbe permettere di lavorare cinque mesi l’anno e gli altri sette di viaggiare. Per questo il progetto è sospeso, non tanto per una questione economica ( i miei viaggi costan poco!), quando il fatto di poter partire senza pensieri. Quindi, appena avrò la testa sgombra, ripartirò nei panni dell’Azzurro.
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